COME AMMAZZARE IL CAPE..E VIVERE FELICI - HORRIBLE BOSSES 1 (2011) - RECENSIONE

Scagli la prima pietra chi non ha mai covato fantasie omicide nei confronti del proprio datore di lavoro. Fortunatamente e per il bene della società questi prodotti perversi dell'immaginazione restano pure fantasticherie nel 99,99 per cento dei casi. I capi non diventano vittime di omicidio, non affrontano i rigori della legge e i lavoratori forse trovano rimedi meno cruenti per farsi rispettare, fino a che il seguente piano di esuberi non li separi.
Come ammazzare il capo e vivere felici riguarda proprio quello 0,01 per cento di casi in cui il capo fa una brutta fine.
Nick, Dale e Kurt sono tre amici con un problema in comune: tutti e tre hanno un datore di lavoro che rende la loro vita un inferno. Uno è uno psicopatico che esercita il proprio potere con crudeltà e sadismo, il secondo è un idiota che prende il proprio lavoro come un bancomat per foraggiare piaceri immorali e la terza è una ninfomane che vuole dominare sessualmente i propri sottoposti. La soluzione è semplice: eliminare la fonte del problema.
Questo film rientra nel filone demenziale a pieno titolo, personaggi e situazioni sono al di fuori della realtà e i tentativi dei tre amici di portare a termine il proprio piano criminali sono catastrofici e grotteschi. Nel tentativo di alleggerire la portata del problema (l'omicidio di un capo), i personaggi principali, mediamente ragionevoli nelle situazioni quotidiane, diventano di un'idiozia disarmante quando sono alle prese con il delitto.
Nonostante qualche particolare francamente gratuito, Come ammazzare il capo strappa più di qualche risata a cuor leggero.
La curiosità più forte di questo film è la partecipazione di attori dal pedigree notevole a un prodotto molto leggero. Così possiamo vedere Kevin Spacey, Colin Farrell e Jamie Foxx nel ruolo di personaggi assurdi e molto diversi dai ruoli cui ci hanno abituato.
Colin Farrell nel ruolo del cocainomane con riporto fissato con una fascinazione per l'oriente assolutamente kitsch vince su tutti.