MINIONS (2015) - RECENSIONE

Sono piccoli, gialli e senza scrupoli ma, chissà perché, alla fine non riescono mai a combinarne una ... sbagliata! Non possiamo parlare di altro se non dei mitici Minions, gli aiutanti di Gru nella saga d’animazione Cattivissimo Me, che dopo il successo dei primi due capitoli si sono guadagnati un film tutto loro, dimostrando di essere non solo un ottimo strumento di merchandising ma anche ottimi personaggi cinematografici.
Chi conosce i due capitoli che hanno dato origine a questa sorta di prequel/spin-off, sa bene che la sfida non era da poco: per quanto adorabili nel design e protagonisti di spassosissimi sketch, iMinion non parlano una lingua propriamente intellegibile e non hanno mai retto sulle proprie spalle un’intera storia di senso compiuto. Ottimi come spalla comica, insomma, ma lo sarebbero stati anche come star assolute del film? La risposta è assolutamente positiva e molto lo si deve all'ottima impostazione del racconto.

Per rendere comprensibile l’incipit della storia, infatti, era necessario avere una voce “normale” che spiegasse a parole umaneil punto di partenza della nuova avventura. Ecco allora l’idea perfetta per introdurre una voice-over giustificata dal contesto, non troppo invasiva e soprattutto che non eccedesse nei toni fiabeschi: narrare l’intera evoluzione dei Minion da particelle protozoiche fino a creature completamente formate e con un unico scopo nella propria esistenza, vale a dire trovare il boss più cattivo di sempre cui offrire i propri servigi, dagli antichi dinosauri fino a Napoleone. Ovviamente combinando sempre disastri tali da far estinguere anche i malvagi più navigati… almeno fino all'arrivo degli audaci esploratori Kevin, Bob e Stuart nella New York del 1968.
Una volta messo in chiaro il percorso, il resto della trama si snoda in modo efficace e con un ritmo così serrato che non si fatica nemmeno a seguire le astruse conversazioni Minion, scambiate in una lingua a metà tra inglese, spagnolo, francese, italiano e tedesco, insomma una specie di esperanto in salopette che ovviamente non ha nessun senso, ma spiazza e diverte più di un idioma inventato apposta per l’occasione. Il non-sense in generale è la vera forza del film che, costretto a impiegarlo a causa dei suoi particolari protagonisti, ne fa un uso ancora più massiccio e spregiudicato rispetto a Cattivissimo Me, dando vita a una comicità piena di incoerenza ed assurdo e proprio per questo più raffinata, specie in confronto al secondo capitolo della saga. Ottimo inoltre il lavoro di caratterizzazione svolto sui personaggi, a partire dai tre Minion protagonisti, tutti dotati di una specifica personalità, fino ad arrivare a quelli puramente di contorno.
Per i bambini sarà una giostra di colori e suoni guidata da dolcissimi ominidi gialli, resi tra l’altro molto più espressivi e teneri del solito. Per gli adulti un viaggio allucinato in un mondo che è la parodia bambinesca di se stesso e per questo molto spassoso. Azzeccatissima da questo punto di vista anche l’ambientazione alla fine degli anni ’60 che, strizzando l’occhio ai ricordi dei genitori-accompagnatori, trasforma parte del film in uno sberleffo dei luoghi comuni sull’epoca, dagli hippie alla Londra dei Mods, condito da una colonna sonora che è un vero e proprio “Best of” con Doors, Lennon e perfino uno sketch basato sul musical Hair.

Certo, tutto è buttato in un calderone dove la controcultura viene svuotata di ogni senso (la Regina Elisabetta balla sulle note di Revolution, per Intenderci), e questo la dice lunga sulla fine che certe icone e capisaldi del nostro background culturale sono destinati a fare nell’epoca del post-postmodernismo di YouTube, Spotify e del consumo indifferenziato di ogni genere. Rimane comunque un pizzico di speranza al pensiero che i bambini si mettano a ballare inconsapevoli sulle note di Lennon invece che sul tormentone pop di turno. Giusto quel pizzico che contribuisce a farci dire che per ora Minion battono Gru almeno 3 a 0, quanti sono cioè Kevin, Bob e Stuart.
Anche Minions Ã¨ stato prodotto dalla Illumination Entertainment per la regia di Pierre Coffin e Kyle Balda. In versione originale vanta come doppiatrice il premio Oscar Sandra Bullock, mentre nella versione italiana le voci sono Luciana Littizzetto, Fabio Fazio, Alberto Angela, Riccardo Rossi e Selvaggia Lucarelli.