20 anni fa premio Oscar con la sceneggiatura capolavoro de I soliti sospetti, il 47enne McQuarrie è letteralmente cresciuto all'ombra di Bryan Singer, al suo fianco anche in X-Men, Operazione Valchiria e Il cacciatore di giganti, per poi ritrovarsi sotto l'ala protettiva di Cruise. Tra i due siamo infatti arrivati alla 4° collaborazione in 7 anni. Non solo regista ma anche co-sceneggiatore, con Rogue Nation McQuarrie ha condotto la saga verso lidi forse mai raggiunti prima, facendo persino meglio di quel Ghost Protocol che 4 anni fa riuscì nell'impresa di rilanciare la carriera dell'allora quasi 50enne Cruise.
Sempre in prima linea nelle scene d'action e mai sostituito da chissà quale stuntman, Tom è l'anima del franchise. Non solo il volto ma anche il produttore, il vero e proprio traino verso i confini dell'impossibile che su grande schermo, puntualmente, con lui diventano possibili. Di fatto indistruttibile come un James Bond qualunque, il suo Ethan Hunt si ritrova in questa nuova adrenalinica avventura a dover 'fuggire' dalla CIA. Perché la IMF è stata sciolta dal Governo degli Stati Uniti d'America, e lui, Hunt, è un ricercato. Questo perché Ethan e i suoi compagni d'avventura vogliono portare a termine un'ultima missione impossibile, ovvero smascherare prima ed eliminare poi il 'Sindacato', fantomatica organizzazione criminale formata da ex agenti speciali altamente qualificati che punta a creare un nuovo ordine mondiale attraverso una serie di attacchi terroristici. Per riuscire nell'impresa la preda Hunt dovrà allearsi con Ilsa Faust, ex agente britannico orientata al doppiogioco.
Abile sceneggiatore che ha contribuito nel 1995 a pennellare i lineamenti di un personaggio epocale (Kaiser Soze), McQuarrie ha in questo caso dato vita ad uno script mostruosamente ricco d'azione e pathos, intrecciando continuamente sottotrame esplosive dal punto di vista dell'azione. Più che una singola portata un vero e proprio pasto da Re, tanto da seminare almeno 5 straordinarie scene nell'arco di due ore, che vedranno Cruise aggrappato ad un aereo in partenza, subacqueo da record in apena, abile motociclista, immancabile 'trasformista' e cecchino per necessità a teatro. Efficace come un oroglogio svizzero nella sua certosina scrittura, Rogue Nation paga paradossalmente l'eccesso di contenuti, bombardando lo spettatore di momenti clou in realtà solo apparenti, perché pochi minuti dopo costretti a riazzerarsi causa 'altra' Missione Impossibile. E' la lunga e 'impegnativa' durata, 132 minuti, forse l'unica vera pecca della pellicola, quasi 'esagerata' nella quantità di azione presentata allo spettatore.
Instancabile e affiancato da una partner tanto affascinante quanto ipnotica negli abiti di una spia britannica, ovvero la sorprendentemente brava Rebecca Ferguson, Cruise ha ancora una volta dimostrato tutta la propria forza da 'divo hollywoodiano' old style. Forse l'unico rimasto su piazza insieme a George Clooney. 53enne solo all'anagrafe vista l'incredibile forma fisica, Tom è tornato ad interpretare Hunt senza aver perso un grammo di credibilità rispetto al 1996, grazie anche ad un regista con cui ha instaurato un rapporto di assoluta fiducia nel corso degli anni. Più che un singolo Mission Impossible McQuarrie ne ha girati 5 in 1, portando su grande schermo momenti di altissimo cinema 'spionistico'.
Basti pensare alla meravigliosa Turandot austriaca, che vedrà Cruise quasi muto per 20 minuti tra botte e sparatorie a 20 metri d'altezza sopra un palco teatrale, per poi passare all'ansiogeno momento acquatico che farà rima con risurrezione e all'incredibile inseguimento tra le stradine polverose di Casablanca, prima in macchina e poi in moto, tra inquadrature impossibili e curve a tutta velocità da Moto GP. Tutto questo tra scazzottate ed esilaranti battute, il più delle volte affidate a Simon Pegg e al sempre più ironico Jeremy Renner, per un blockbuster così riuscito a contenere tutti quegli ingredienti di fatto diventati necessari per poter 'competere' con l'agguerrita concorrenza di questi ultimi anni. Vincendo la sfida.
Abbandonato il buonsenso, come tanto la storia televisiva quanto quella cinematografica di M:I insegnano, Rogue Nation ha poi aggiunto due nuovi volti che in futuro faranno immancabilmente ritorno, ovvero Alec Baldwin, scettico capoccione CIA che vuole la testa di Hunt e di tutto l'IMF, e soprattutto Sean Harris, villain particolarmente riuscito nel portare avanti il proprio piano criminale che vede sfidare direttamente il mai domo e 'fortunato' Ethan. Divertente, coinvolgente e trascinante, Mission: Impossible 5 ha finito per illuminare le doti registiche fino ad oggi nascoste di un ottimo sceneggiatore e al tempo stesso confermare il peso recitativo di un attore che 30 anni dopo Top Gun e 8 miliardi di dollari d'incasso worldwide è ancora qui, a mettere in riga colleghi più giovani e aitanti. Missione più che possibile se ti chiami Tom Cruise.