Anche se lo stile visivo ammiccante che mitiga l'estetica grezza del found footage e gli evidenti riferimenti alla serie televisiva The River fanno pensare a Oren Peli, la mente dietro The Lost Dinosaurs è quella di Sid Bennett, documentarista che ha deciso di fare il salto di qualità passando per il gradino intermedio del cinéma vérité. Nonostante un budget sicuramente sopra la media del genere, è evidente infatti che anche in questo caso il ricorso alla formula mock è un modo per nascondere le molte lacune del film: lacune produttive di un progetto ambizioso che non può permettersi la cura di un qualsiasi Jurassic Park ma anche lacune dell'autore stesso, sicuramente dotato di qualche numero come regista ma allo stesso tempo sceneggiatore niente affatto brillante.
Quello che realmente taglia le gambe ai meriti di The Lost Dinosaurs non sono tanto gli effetti speciali mediocri e le rappresentazioni grossolane e sproporzionate degli animali preistorici, aspetti comunque critici per un film che vuole porsi sulla scia del capolavoro spielberghiano, e nemmeno la scarsa credibilità del reperto documentario in sé, quanto l'evidente disinteresse a dotarsi di una sceneggiatura non dico degna di tale nome, ma almeno curata quel minimo da dissimulare il fatto di essere un mosaico di plagi. Sid Bennett, interessato all'avventura fine a se stessa, confeziona una trama che mescola l'incipit di Jurassic Park III con i protagonisti del già citato The River in un contesto survival che allude genericamente al classico mondo perduto di Conan Doyle, scadendo di continuo nello stereotipo e nel già visto, soprattutto nella definizione dei personaggi.
Quello che realmente taglia le gambe ai meriti di The Lost Dinosaurs non sono tanto gli effetti speciali mediocri e le rappresentazioni grossolane e sproporzionate degli animali preistorici, aspetti comunque critici per un film che vuole porsi sulla scia del capolavoro spielberghiano, e nemmeno la scarsa credibilità del reperto documentario in sé, quanto l'evidente disinteresse a dotarsi di una sceneggiatura non dico degna di tale nome, ma almeno curata quel minimo da dissimulare il fatto di essere un mosaico di plagi. Sid Bennett, interessato all'avventura fine a se stessa, confeziona una trama che mescola l'incipit di Jurassic Park III con i protagonisti del già citato The River in un contesto survival che allude genericamente al classico mondo perduto di Conan Doyle, scadendo di continuo nello stereotipo e nel già visto, soprattutto nella definizione dei personaggi.
The Lost Dinosaurs non è però privo di idee interessanti ed intuizioni vincenti, a cominciare dalla scelta di avvicendare le atmosfere prossime all'horror della prima parte del film con quelle più propriamente avventurose della seconda parte, venata di un sottofondo spielberghiano che offre spunti realmente originali all'uso del linguaggio mock. L'altro grande merito del film è invece proprio della tipologia di ripresa: le riprese delle telecamere a mano e delle spycam con cui è composto il footage regalano uno sguardo realmente immersivo dell'affascinante paesaggio congolese, in particolare in quelle scene girate negli spazi aperti.Peccato che Sid Bennet non si sia affidato ad uno sceneggiatore motivato per girare il proprio esordio su lungometraggio, sarebbe stato il primo a beneficiarne realizzando un lavoro certamente più solido e capace di valorizzarne le intuizioni.
A The Lost Dinosaurs si finisce comunque per perdonare tanti dei difetti, ma soprattutto per demeriti altrui: nel desolante panorama del genere di riferimento, e memori del disastro che è risultato l'altro dino-footage Tape 407, il film di Bennet spicca se non altro per investimenti produttivi e consapevolezza registica, e per il fatto che, almeno questa volta, la visione di un found footage potrebbe risultare non sgradita anche ai non amanti del genere.
A The Lost Dinosaurs si finisce comunque per perdonare tanti dei difetti, ma soprattutto per demeriti altrui: nel desolante panorama del genere di riferimento, e memori del disastro che è risultato l'altro dino-footage Tape 407, il film di Bennet spicca se non altro per investimenti produttivi e consapevolezza registica, e per il fatto che, almeno questa volta, la visione di un found footage potrebbe risultare non sgradita anche ai non amanti del genere.