IN THE FLESH - Stagione 2 - RECENSIONE

Eravamo rimasti a una sorta di tregua tra umani e non umani, malgrado per Kieran, il protagonista, non ci fosse molto da festeggiare, dal momento che il suo grande amore Rick (sì qui il protagonista è gay è zombie) è stato allegramente trucidato dal proprio affettuoso padre.
Ora le cose sono più rilassate, ma nemmeno troppo: un pericoloso nemico si sta avvicinando, un'amabile donna sovrappeso e di colore con il pallino dello sterminio dei non morti, appoggiata da un partito chiamato Victus, che gode di un particolare ascendente sull'illuminata e progressista popolazione di Roarton. In tutto questo ci si mettono anche gli zombie, che a loro volta sono organizzati in un gruppetto paramilitare, l'ULA, i cui componenti hanno l'hobby di prendere delle pillole blu per diventare zombie incazzati e ammazzare i vivi. Un casino, insomma.
In continuità con la prima stagione, In The Flesh non prende esattamente le parti di uno schieramento, e in questa stagione sembra quasi preferire l'approfondimento dei cattivi (cioè dei buoni, ossia gli umani, sono punti di vista), creando dei personaggi davvero azzeccati, su tutti Maxine Martin, la capa del Victus, interpretata da un'ottima Wunmi Mosaku.
Ancora più interessante è poi la “riconvertita” di Jem, sorella di Kieran con traumi legati alla condizione de fratello, che tra una cosa e l'altra torna a fare parte del gruppo di vigilantes di Roarton e fa secco uno zombie pacifico, suo compagno di scuola, credendolo incazzato (sì il termine esatto è “rabbioso”, ma non rende a sufficienza l'idea). Ottimo anche Philip, depravato amante di una non morta che passa dalla più completa ipocrisia dettata dal suo ruolo politico di consigliere a una totale e orgogliosa ammissione di colpevolezza, in una delle poche scene veramente memorabili.
Meno efficaci invece i buoni, ossia gli zombie, con l'eccezione del personaggio di Simon che, coming out forzoso a parte (non me ne voglia la comunità gay e lesbo, ma l'omosessualità di Kieran prima, e poi di Simon, mi sembra un dettaglio superfluo e poco utile ai fini della narrazione, sarebbe stato meglio costruire dei conflitti anche su questo aspetto, ma pare che i progressisti cittadini di Roarton siano retrogradi solo per quello che riguarda i morti viventi), ha un suo sviluppo morale piuttosto significativo. Il problema tuttavia, quando c'è, è nei tempi della narrazione, in un finale che rimanda troppo a un'eventuale terza stagione e in generale in alcune scelte fin troppo concilianti.
Finchè infatti la serie gioca sulla tensione creata dall'ingresso di forze politiche e dal piano non ancora rivelato dell'ULA, è facile appassionarsi alla vicenda. Ci sono dei momenti in cui sembra di avere a che fare con una serie di spionaggio, e la riflessione sull'intolleranza (per chi non lo avesse capito la PDS è una metafora nemmeno troppo complessa di ogni forma di diversità) è sempre portata avanti con una certa intelligenza.

Tuttavia negli ultimi tre episodi (ricordiamo che la prima stagione ne aveva solo tre, mentre con la seconda si è scelto di raddoppiare la dose di puntate), la vicenda comincia ad arrancare, il brodo si allunga e spuntano un po' di sottotrame che non vengono distribuite in maniera equa: il Profeta, ad esempio. Davvero non vogliono dirci nulla su di lui? Sono così sicuri che ci sarà una terza stagione in cui sviscerare questo personaggio? E Amy? E i due tizi che la disseppelliscono? Tutto in un'eventuale terza stagione? E Victus? Chi è al vertice? Come fanno a sapere del Secondo Risveglio? Sarei anche curioso di sapere di più della vicenda di Maxine e di suo fratello.
In realtà sono varie le questioni lasciate volutamente (?) in sospeso, ma sarebbe stato più interessante basarsi su questi aspetti che sul triangolo Amy – Simon – Kieran (gestito parecchio male, si arriva a una riconciliazione nel giro di tre o quattro sequenze) o sullo zombie innamorato di Jem o sul ritorno di fiamma tra quest'ultimo e Gary, il vigilante con il vizietto del fascismo. 
In conclusione, questa seconda stagione di In The Flesh si perde un po' nel dilatare i tempi, sei episodi sono fin troppi e si aprono fin troppe finestre, e si esce un po' insoddisfatti dal tutto, malgrado regia (ogni tanto) e fotografia (sempre) siano davvero a un alto livello. 
Togliamo subito il dubbio: la serie dopo solo due stagioni è stata cancellata.


Titolo: In The Flesh
Genere: drammatico, horror
Episodi: 6
Durata episodi: 56 minuti
Trasmissione italiana: inedita