THE SHANNARA CHRONICLES - Stagione 2 - RECENSIONE

Le trasposizioni di un’opera cartacea, seriali o cinematografiche che siano, sono affari curiosi e spinosi. E non mi sto riferendo soltanto al lavoro di decostruzione e ricomposizione del materiale originario per adattarlo ad un altro medium, operazione di per sé già affascinante e problematica al massimo grado. Meglio compiere nell’attuale frangente un deciso salto della barricata virtuale per dedicarsi alle reazioni degli spettatori, in particolare i fan dell’opera di riferimento. Raramente si è avuto un riscontro positivo, se si considera che all’epoca persino l’adattamento cinematografico de Il Signore Degli Anelli venne criticato aspramente da una frangia dei tolkeniani più puri. Stesso trattamento fu riservato l’anno scorso al telefilm preso oggi in esame, giudicato e bollato come disastroso perché “non fedele al libro”, rendendosi ciechi a tutto il resto. Il non seguire pedissequamente il libro è un deal-breaker, un punto così negativo da invalidare in toto un prodotto? A mio parere, nonostante comprenda la tremenda irritazione, no, nel caso però in cui gli sceneggiatori riescano a gestire e a proporre un intreccio e una realizzazione godibili. Il caso è simile al recente Death Note di Netflix, un film realmente infausto non per la mancata aderenza al manga, ma per l’aver proposto una trama imbarazzante senza un minimo di coesione.
The Shannara Chronicles, invece, seppur con sensibili difetti di narrativa e di gestione della tempistica, conseguiva lo scopo di immergere chi guarda in un meraviglioso mondo fantasy costruito sulle macerie della nostra realtà (un mix singolare ma efficace) e di offrire una trama semplice, funzionale e intrigante al punto giusto, costellata da ottimi personaggi. L’idea stessa di restringere il canovaccio portante, ridotto sostanzialmente ad un’immensa ricerca e al conseguente girovagare in maniera tale da condurre lo spettatore alla scoperta di un nuovo e sconosciuto universo, è stata furba e vincente. Intrisa forse di un’atmosfera un pizzico troppo adolescenziale, ma tutto sommato una degna e dignitosa prima stagione, senza mai andare oltre ciò, sia chiaro. Un irrobustimento generale della storyline era il minimo indispensabile da aspettarsi da questa seconda annata, ed in effetti il racconto si presenta ai nastri di partenza molto più stratificato, con una moltitudine di versanti da seguire.
 
Dopo aver respinto l’invasione demoniaca del Dagda Mor, una nuova minaccia incombe sulle Quattro Terre: l’eventuale risveglio del Signore degli Inganni, un potente mago che aveva già tentato di devastare il regno 30 anni prima, da parte di Bandon (Marcus Vanco), ormai disilluso dopo essere stato strumentalizzato dal druido Allanon (Manu Bennet). Toccherà nuovamente all’umana Eretria (Ivana Baquero) e all’elfo Will (Austin Butler) evitare la catastrofe, mentre un gruppo di rivoltosi sotto la guida del generale Riga (Desmond Chiam) bagna nel sangue il reame di Paranor nel tentativo di eradicare la magia e chi la usa una volta per tutte. Una nota estremamente sorprendente è stato notare quanto il mondo ed i personaggi siano stati influenzati dagli eventi passati. Potrebbe passare per un aspetto banale e scontato, ma vi assicuro che non lo è: di rado ho ravvisato una serie riflettere così tanto (e così bene) sul proprio passato, forse solo un capolavoro assoluto come Mr. Robot. Non è per il semplice rapporto causa-effetto rappresentato dalla comparsa di Riga e dalla sua compagine volta ad eliminare quella che sembra essere la causa di ogni male e guerra recente, ma è un dettaglio talmente profondo da incidere nello specifico sulla costruzione dei personaggi.
Il Bandon in versione villain non è inserito superficialmente, anzi, è esplorato con calma e perizia, addirittura un’intera puntata è dedicata ai motivi del suo cambiamento, dopo essere stato quasi sacrificato con una facilità e una noncuranza risibili. Lo stesso Will non è più l’affabile e positivo eroe che avevamo conosciuto, ormai è freddo, deluso dal destino che ha dovuto sopportare e afflitto da una veemente repulsione verso i suoi poteri magici. E la totalità va a confluire nell’odio e disgusto verso il deus ex machina, Allanon, reo di non esser stato eufemisticamente onesto con nessuno e di aver immoralmente usato tutti, anche se per un bene superiore. Da questo punto di vista, lo show ha compiuto davvero un salto di qualità immane, oltre ogni rosea aspettativa ed in generale la parte più statica della serialità potrebbe prendere spunto da simili radici.
Però non sono cambiati i difetti cronici. La gestione della tempistica, seppur con qualche piccola accortezza aggiunta, è ancora un tasto dolente, che emana il suo maleodorante olezzo ogni volta che può. Tutto accade troppo in fretta e nella maggior parte dei casi non c’è il tempo di assorbire gli avvenimenti, anche solo per fare un celere quadro mentale riassuntivo della situazione. Inoltre, non si dà mai la sensazione che il tempo passi. I protagonisti coprono spesso grandi distanze, oltretutto a piedi, e il montaggio non riesce nemmeno per sbaglio a rendere conto dello scorrere del tempo, se siano passati giorni o ore. Passi falsi si riscontrano ugualmente nella narrativa, che fatica eccessivamente nelle prime battute a gestire le numerose storyline parallele. Insomma, i difetti ci sono, non pochi e di una gravità non indifferente. Tante piccole pecche e incertezze non funzionanti che rendono anche questa seconda stagione di The Shannara Chronicles nulla di più se non un buon prodotto, nonostante le ottime intuizioni che l’hanno accompagnata.

 
Titolo: The Shannara Chronicles
Genere: fantasy, avventura
Episodi: 10
Totale episodi: 42 episodi
Trasmissione italiana: Sky Atlantic