FEAR THE WALKING DEAD - Stagione 5 - RECENSIONE

Alla fine della stagione precedente il gruppo con a capo Morgan, che doveva inizialmente condurre i personaggi ad Alessandria per iniziare una nuova vita, decide di rimanere dove si trovano e di seguire il messaggio d’amore e di aiuto del prossimo di un camionista ormai deceduto, che lasciava per strada delle provviste in una scatola con iscritto "Questo mondo può sorprendervi. Prendete ciò che vi serve e lasciate il superfluo".
Trovato un posto vivibile, il gruppo, con individui che si sentono in colpa per ciò che hanno fatto nella loro nuova vita avendo ucciso degli umani, cerca di espiare le proprie colpe per salvare il prossimo. Ma il pericolo è dietro l’angolo: un uomo, Logan, li farà andare in un luogo pieno di contaminazioni per cercare in quella “abitazione”, in cui il gruppo risiede, informazioni su una piattaforma petrolifera, ma lui non è il danno collaterale peggiore, un gruppo d’individui comandati da Virginia affermano di voler aiutare il prossimo ma allo stesso tempo vanno a uccidere tutti quelli che non rientrano, a loro avviso, nel futuro. Come affronteranno queste sfide?. 
La quinta stagione parte male ed è innegabile ammetterlo, ma superate le prime quattro puntate, la storia incomincia lentamente a ingranare ma tutta la prima parte narrativa, pur avendo tematiche nuove e interessanti come la presenza di una centrale nucleare che sta per scoppiare da un momento all’altro e, il reinserimento di un paio personaggi, come Grace l’ultima rimasta viva dalla prima perdita radioattiva e il ritorno di Daniel ( ma non era morto?) con il suo amico gatto, e la presenza di Dwigth proveniente dalla serie madre, non è di grande interesse ma il racconto sembra non essere in grado di muoversi in qualche direzione anche a causa di una totale assenza di un reale cattivo. Si abbiamo Logan ( che ricorda assai Negan nel nome) ma non fa minimamente paura allo spettatore apparendo più che altro come un uomo che ha smarrato la propria strada interiore. La riflessione risulta, nelle prime otto puntate, essere: di chi possiamo realmente fidare?.
La puntata più meritevole d’essere ricordata è probabilmente quella più intimistica della prima parte narrativa, ovvero la 5×05 “The End of Everything” in cui si ha una storia semplice e d’amore tra Althea e colei che è riuscita a catturarla Isabella, inoltre questa vicenda introduce un elemento che ritroveremo indubbiamente nei film su Rick Grimes perché l’aereo che scorgiamo è il solito che, più avanti nel tempo, andrà a prendere l’uomo morente sul fiume portandolo in un luogo che dalle parole di Isabella sembra tutt’altro che buono. 

La seconda parte presenta il ritorno nel loro luogo naturale e il piccolo “scontro” con Logan che in verità non è altro che il preludio per presentare il vero nemico delle ultime puntate e della sesta stagione: Virginia e i suoi boyscout a cavallo. Qui la tematica si sposta totalmente: cosa significa realmente aiutare in un tempo come quello che stanno vivendo i nostri personaggi, dove saper uccidere sembra essere fondamentale?
Morgan ritiene che ogni individuo meriti di vivere e di essere aiutato anche se, per compiere tale azione si metterà a rischio l’intera sopravvivenza del gruppo, mentre Virginia asserisce che per creare il futuro servono solamente i più forti e coloro che sono fisicamente in grado di migliorare le cose, per lei una donna malata come Grace o un uomo in carrozzina sono semplici pesi morti. Il finale però mostra realmente la natura della donna che si dimostra essere realmente malvagia andando a ferire a morte uno dei nostri protagonisti, benché si potesse presumere che fosse al capolinea avendo risolto tutti i suoi mostri interiori.
Pur essendo superiore alle attese e di gran lunga meglio realizzata delle precedenti due stagioni, la storia cade su una sceneggiatura alquanto ridondante nel suo tema. Morgan, Alicia e gli altri non fanno altro che asserire, anche attraverso i video intervista da loro girati, che devono aiutare, che hanno bisogno di aiutare, che quello è il loro scopo, che loro possono e devono far del bene per rimediare a ciò che hanno fatto nel passato. Giusta tematica, dato che si distacca dalla serie originale, ma onestamente sentirsi ripetere per sedici puntate questo ritornello diventa pesante all’orecchio dello spettatore. Nella seconda parte possiamo rintracciare una delle puntate di miglior fattura emozionale dell’intera stagione oltre che nel riuscire a condurre due personaggi, Grace e Morgan, avanti interiormente portandoli a un primo scontro con le loro reali paure. In 210 Words Per Minute i due rimangono rinchiusi in un centro commerciale e nascono tra i due dei giochi di silenzi, sguardi intensi che preludono il loro amore.
Interessante nella seconda parte il costante uso di elementi metacinematografici: lo spettatore vede gli eventi attraverso lo sguardo delle telecamere che Althea e gli altri membri del gruppo utilizzano per mostrare a tutti i sopravvissuti quello che loro sono in grado di fare, infine questi video verranno anche utilizzati per screditare all’opinione pubblica l’azione di Virginia, la quale inizierà a sua volta a realizzare delle cassette su ciò che lei sta facendo.

Titolo: Fear The Walking Dead
Genere: drammatico, horror, azione
Episodi: 16
Durata episodi: 45 minuti
Trasmissione italiana: inedita