Non è un mistero che il genere horror sia uno dei più complessi da realizzare, soprattutto in un'epoca in cui tutto è stato scritto e tutto è stato mostrato. I grandi autori e registi dell'orrore hanno il merito di aver fissato i topoi del genere, facendo la storia, mentre un grande successo è spettato a coloro che hanno saputo rinnovarli. La difficoltà dell'horror si riscontra, ancora più che nell'ambito cinematografico, nel mondo delle serie tv. Ciò che al cinema viene concentrato in massimo due ore di visione, nel format seriale deve fare i conti con tempi dilatati. La principale complessità sta nel riuscire a mantenere alta l'attenzione del pubblico per tutta la durata della stagione, forse addirittura oltre. Con i suoi otto episodi e una seconda stagione probabilmente in programma per il futuro, la serie tv Marianne è riuscita - seppur con qualche evidente difetto - a sviluppare una storia carica di tensione e dai ritmi concitati, perfetta per una serata di bingewatching all'insegna del brivido.
Il ricorso a scenari classici dell'immaginario horror, senza la pretesa di imbarcarsi in svolte intricate e colpi di scena assurdi, ha inquadrato fin da subito la natura di Marianne. La mancanza della complessità degli horror psicologici più innovativi permette allo spettatore di godersi appieno le atmosfere della serie e di respirare una paura istintiva e quasi infantile.
Emma Larsimon (Victoire Du Bois) è l'autrice di una serie horror divenuta famosa in diversi paesi, incentrata sulla lotta tra la protagonista, Lizzie Lark, e la strega Marianne. L'ispirazione per i romanzi è nata da sogni avuti fin dall'adolescenza, che Emma è riuscita a lasciarsi alle spalle proprio grazie alla scrittura. Questo fino a quando nella sua vita non torna una vecchia amica, Caroline, che le racconta di quanto la madre sia influenzata dalla serie di Lizzie Lark. La donna si dice convinta di essere proprio Marianne. Emma parte alla volta di Elden, sua cittadina natale, per parlare con la sedicente strega. Lì ritroverà la propria famiglia, gli amici, ma soprattutto una minaccia che credeva di non dover più affrontare.
Riprendendo le tematiche più classiche del genere horror, Marianne corre il rischio di peccare di carenza di originalità , riuscendo tuttavia ad armarsi di elementi vincenti per stabilire una forte connessione con lo spettatore. Non risente delle tempistiche dilatate tipiche della serie tv e mantiene alta l'attenzione fino alla fine, grazie a uno stile narrativo che lascia poco spazio ai momenti vuoti. Ogni istante sembra portare con sé la minaccia di una forza soprannaturale apparentemente invincibile, uno spirito insaziabile sempre un passo avanti agli altri e che non se ne va mai a mani vuote.
Come accade spesso in altri titoli appartenenti al genere, anche Marianne mostra qualche palese ingenuità , in particolar modo in un montaggio che accosta scene angoscianti a istanti che sfiorano quasi il comico e nell'utilizzo di stratagemmi horror un po' datati. Rispetto al First Look, negli episodi successivi il ricorso ai jumpscare si è fatto più frequente, sebbene essi non diventino mai un punto fisso della serie.
La componente horror di Marianne si intreccia in modo indissolubile a quella drammatica, che consente l'esplorazione dell'interiorità della protagonista e - anche se in modo non troppo approfondito - dei personaggi secondari.
Sembra essere la stessa Elden, cittadina marittima dove Emma ha trascorso la propria infanzia e adolescenza, il fulcro della vicenda, culla del Male che per anni ha tormentato la ragazza e che ha coinvolto più di un innocente. Il ritorno a Elden segna il vero inizio dell'intreccio horror di Marianne, ma ha anche il compito di far affrontare a Emma demoni che vanno oltre quelli che vede nei propri incubi. Il passato si nasconde in quella località dagli scorci meravigliosi e dall'atmosfera cupa, un passato che va affrontato tramite l'auto-analisi, l'accettazione dei propri errori e la crescita personale. Solo conoscendo i trascorsi di Emma e i motivi della sua innocenza perduta conosciamo meglio ciò che deve affrontare assieme al gruppo di amici di nuovo ritrovati, e possiamo godere di una serie piacevolmente sfaccettata.
Apprezzare Marianne significa apprezzare soprattutto il suo schematismo. In qualunque storia, a maggior ragione una storia dell'orrore, ridurre all'osso la trama significa trovarsi con pochi elementi su cui è necessario puntare tutto: un protagonista, un antagonista e un conflitto.
Emma un'anti-eroina che si presta perfettamente a una storia di indagine personale e di lotta contro un Male che sembra quasi più interiore che universale. Ci viene mostrata come una giovane donna tendenzialmente egoista e poco preoccupata di ferire gli altri. Nel corso delle otto puntate la sua crescita è evidente - a conferma della valida scrittura della serie - man mano che la sua lotta contro Marianne la porta a mettere in gioco se stessa e i propri affetti. Proprio la necessità di abbandonare ogni forma di egoismo la porterà a compiere delle scelte delicate che la caratterizzeranno sempre più come eroina.
In opposizione a Emma troviamo Marianne, vero e proprio punto centrale della serie, in quanto antagonista che mira a suscitare paura nello spettatore. Marianne è sfuggente e inquietante, risoluta a vivere e mantenersi forte tramite la scrittura di Emma. Davvero eccellente e degna di nota l'interpretazione di Marianne/Mrs. Daugeron da parte di Mireille Herbstmeyer, capace di donare allo spirito un'aria grottesca, ma al tempo stesso anche acuta.
La strega è un'antagonista dalla malvagità sottile, che imposta un gioco crudele sull'antitesi onnipresente tra sogno e realtà . Agisce sulla psicologia, ma la sua presenza negli ambienti è reale, sempre più terrificante man mano che l'avvicinarsi del season finale svela la sua vera natura. Impossibile non provare un brivido verso le battute finali della serie, quando il volto della strega diventa sempre più visibile. La lotta tra lei e Emma viene gestita nel modo giusto, con tempistiche adeguate e in un crescendo di tensione che tiene lo spettatore incollato allo schermo.
In appoggio alla protagonista, all'antagonista e ai loro conflitti interni ed esterni, troviamo le figure secondarie. Esse avrebbero giovato di un ulteriore approfondimento psicologico per risultare una componente immancabile della trama di Marianne, ma nel complesso la loro caratterizzazione risulta abbastanza ben gestita da divenire un elemento ricorrente della serie, tanto che è impossibile non affezionarsi a loro in quanto gruppo d'appoggio della protagonista. In particolare la loro presenza risulta sensata proprio dal momento in cui ad essa è affidato il compito di alimentare le insicurezze di Emma, i sensi di colpa per l'abbandono di Elden e per i drastici eventi passati che hanno rotto gli equilibri.
Tra loro meritava senza dubbio una maggiore analisi la figura dell'ispettore Ronan (Alban Lenoir) - non si sa bene come, esperto del paranormale - e dell'assistente di Emma, Camille (Lucie Boujenah), passata purtroppo quasi del tutto in sordina dopo i primi episodi.
Nel complesso Marianne è una serie tv che non pretende di raccontare cose nuove, né di utilizzare un tono innovativo, ma che sa sfruttare bene i semplici elementi di cui dispone per dare vita a una storia adeguatamente inquietante, che non lascia affatto indifferenti.
Titolo: Marianne
Genere: horror
Episodi: 8
Durata episodi: 36-52 minuti
Trasmissione italiana: Netflix