Cobra Kai però prende anche le mosse, ufficialmente o non ufficialmente che sia, da un video caricato su YouTube qualche anno fa. Un video molto ironico ma anche pieno di senso, che rileggeva Karate Kid – Per vincere domani ribaltando i ruoli. Sarebbe Daniel Larusso il bullo, non Johnny Lawrence, la cui unica colpa è stata di difendere se stesso e la sua ragazza in più occasioni.
La serie amplia quest’idea e va subito molto più in là del suo spunto di leggere il sequel moderno della storia dal punto di vista dei cattivi. Johnny Lawrence, 34 anni dopo la sconfitta che ne ha segnato la vita, cerca di rialzarsi ma è costantemente schiacciato dal successo e dal desiderio di Larusso di tenerlo giù, di non consentire la rifondazione del Cobra Kai. La quantità di strizzate d’occhio agli originali è incalcolabile (solo i primi 3 film però, il quarto e poi il remake è come non esistessero anche se a produrre è Will Smith) ma anche molto ben portata. Alcune scene sono riprese pari pari, altre suggerite, alcuni dettagli tornano nello sfondo altri a sorpresa sono in primo piano, mai invadenti. Se si deve fare fan service lo si deve fare così (il calcio della gru avrà sia il suo momento di pura mitologia, sia la sua dissacrazione).
La serie amplia quest’idea e va subito molto più in là del suo spunto di leggere il sequel moderno della storia dal punto di vista dei cattivi. Johnny Lawrence, 34 anni dopo la sconfitta che ne ha segnato la vita, cerca di rialzarsi ma è costantemente schiacciato dal successo e dal desiderio di Larusso di tenerlo giù, di non consentire la rifondazione del Cobra Kai. La quantità di strizzate d’occhio agli originali è incalcolabile (solo i primi 3 film però, il quarto e poi il remake è come non esistessero anche se a produrre è Will Smith) ma anche molto ben portata. Alcune scene sono riprese pari pari, altre suggerite, alcuni dettagli tornano nello sfondo altri a sorpresa sono in primo piano, mai invadenti. Se si deve fare fan service lo si deve fare così (il calcio della gru avrà sia il suo momento di pura mitologia, sia la sua dissacrazione).
Ciò che però contraddistingue subito Cobra Kai è il lavoro su cosa sia accettabile oggi, cosa sia “buono” e cosa “cattivo”. Johnny Lawrence è un relitto di un’altra epoca, in tutto e per tutto fermo agli anni ‘80. Non sa niente di internet, spesso si veste come allora, guida una macchina dalle linee inconfondibili e ha una visione di mondo delicatamente razzista e machista, non per ideologia ma per abitudine e convenzione, tipica di chi è rimasto ad un’epoca in cui era accettabile discriminare e trattare le donne da maschio alfa. Suona subito vecchio ma anche nuovo, perché, nonostante insulti e si comporti da bullo, la serie ci tiene a mostrare che l’opposto non sia migliore.
Insomma Lawrence è il tipo che quando gli viene spiegato cosa sia il cyberbullismo ne rimane schifato non per l’azione in sé ma perché “Ai miei tempi c’era un codice, c’era rispetto e certe cose le facevamo di persona!” Alcolizzato che non vede il figlio da anni, sta tuttavia cercando di migliorare la sua vita (e non grazie al cielo di essere migliore). La serie non deve concordare con la sua visione di mondo ma capirne il conflitto e il desiderio di rivalsa. A lui infatti si rivolgerà un branco di nerd e reietti (gli unici che si iscrivono al rinato Cobra Kai) che lui intende trasformare in persone dotate di fiducia in se stessi tramite il karate. Non li accetterà per quel che sono e non li peggiorerà , gli darà la possibilità di lavorare su se stessi. Nessuno scodella la pappa a nessuno.
Insomma Lawrence è il tipo che quando gli viene spiegato cosa sia il cyberbullismo ne rimane schifato non per l’azione in sé ma perché “Ai miei tempi c’era un codice, c’era rispetto e certe cose le facevamo di persona!” Alcolizzato che non vede il figlio da anni, sta tuttavia cercando di migliorare la sua vita (e non grazie al cielo di essere migliore). La serie non deve concordare con la sua visione di mondo ma capirne il conflitto e il desiderio di rivalsa. A lui infatti si rivolgerà un branco di nerd e reietti (gli unici che si iscrivono al rinato Cobra Kai) che lui intende trasformare in persone dotate di fiducia in se stessi tramite il karate. Non li accetterà per quel che sono e non li peggiorerà , gli darà la possibilità di lavorare su se stessi. Nessuno scodella la pappa a nessuno.
Per questo Cobra Kai è l’opposto logico di Glee. In quella serie i nerd, le minoranze e tutti i non popolari erano uniti da una disciplina (il canto) che gli dava fiducia in sé e li metteva al centro dell’attenzione per le loro doti, insegnandogli ad accettarsi. Qui gli appartenenti a minoranze trovano fiducia in sé modificando se stessi, capendo che non sono rassegnati ad essere ciò che sono e che non devono per forza accettarsi ma possono cambiare e prendere le redini della propria vita invece che avere paura di farlo. È quell’idea tipica dell’America repubblicana per la quale l’ondata di quello che definiscono “politicamente corretto” (in realtà è solo l’imposizione di una forma di tolleranza che sconfina nell’assenza di autocritica), non fa che portare ad una generazione di smidollati.
E Daniel Larusso incarna tutto questo. Lui con la sua storia di successo, la sua catena di autosaloni e l’odioso buonismo dei protagonisti degli anni ‘80, è il perfetto democratico scriteriato, gentile e cattivo al tempo stesso. Pensa di agire per il meglio ma sta solo agendo per l’odio al nemico di una volta. Non è diverso da Lawrence, ma è peggiore di lui perché è convinto di essere il buono, non ammette di agire per odio personale ma si ammanta di giustizia e correttezza. Privato dell’aura dello sfigato che cerca di farsi strada rimane solo insopportabile. Lawrence sa di avere un punto di vista parziale sul mondo e cerca di essere ragionevole. Larusso pretende di essere il buono della storia e che tutti lo stimino per questo.
In questa serie in cui non ci sono davvero dei cattivi o dei buoni, la grande tensione è data dal capire chi vincerà lo scontro finale.
Di una cosa sola però Cobra Kai è certa, che i più scemi in assoluto sono quelli che usano la tolleranza ostentata per definire se stessi e ingraziarsi le persone, quelli che si posizionano nel settore dei giusti.
Di una cosa sola però Cobra Kai è certa, che i più scemi in assoluto sono quelli che usano la tolleranza ostentata per definire se stessi e ingraziarsi le persone, quelli che si posizionano nel settore dei giusti.
Titolo: Cobra Kai
Genere: commedia, drammatico, sportivo
Episodi: 10
Durata episodi: 22-37 minuti
Trasmissione italiana: Netflix