EL CID - Stagione 1 - RECENSIONE

Storia e Leggenda. Un uomo, la sua storia, il suo viaggio da scudiero a mito indiscusso della Spagna. Questa è la storia di El Cid, il soprannome di Rodrigo Díaz de Vivar, Ruy –interpretato da Jaime Lorente – soprannome che dà il titolo alla serie spagnola di José Velasco, creatore  della serie assieme a Luis Arranz. 
La storia, ambientata nell’undicesimo secolo, una delle epoche più affascinanti della storia spagnola, in cui cristiani, arabi ed ebrei convivevano nella penisola iberica, fronteggiandosi in guerre e stringendo alleanze, porta lo spettatore in una trama fittissima di intrighi e amore, vendette e prove di lealtà, morte e sangue, lotte fratricide.
El Cid prende le mosse dalla storia del leggendario eroe del medioevo, protagonista di uno dei più importanti e conosciuti poemi epici spagnoli: El Cantar de Mio Cid, il cui immaginario è stato trattato spesso al cinema, come ad esempio nel film di cui è protagonista Charlton Heston. Questa volta a narrare la figura del condottiero è la serialità spagnola che tratta uno dei miti della nazione di riferimento attraverso il corpo attoriale di Lorente che veste i panni di un uomo forte, un po’ rude ma dai valori saldi, leale e coraggioso.
La serie racconta gli anni della gioventù di Ruy, quando da fedele vassallo diventa cavaliere ed poi eroe per la corona, alla ricerca del proprio posto in essa, con un accento sulla sua presenza tra le diverse comunità religiose spagnole. Nel momento in cui il nonno, dopo la morte del padre, Diego – morto, ucciso durante una battaglia in cui ha combattuto per il Re Ferdinando -, lo porta con lui a Leon dove verrà cresciuto uomo d’armi e nominato un giorno cavaliere dal Re, verso cui prova odio e rancore tanto da volersi vendicare.
Ruy stringe un rapporto molto stretto con Sancho el Fuerte, il primogenito del Re, che prima lo sceglie come scudiero ma ̬ solo la prima tappa del suo percorso perch̩ per lui Dio, come si dice nella serie, ha ben altri piani. Lungo i cinque episodi si raccontano guerre fratricide, quelle sui campi di battaglia in cui Ruy si destreggia come un ballerino sulle punte, ma anche quelle per la corona attorno alla quale ruotano come satelliti i figli di Re Ferdinando, Sancha, la Regina, il Conte e il Vescovo Рtanto bramosi di potere da voler ordire trame sanguinarie nei confronti del Re.
El Cid si costruisce intorno alla figura di Ruy, ponendo alcuni elementi fondamentali del suo carattere per comprendere la natura del personaggio ma anche del mondo a cui appartiene. Ruy ama il padre, è un pensiero fisso, un uomo a cui deve tutto, è lui quello che gli ha donato la cosa per lui più importante: la spada – arma che lui brama e che il nonno gli ripete che potrà avere quando ne sarà degno. Il giovane è leale, sincero, pieno di dubbi e di incertezze, di dolore e coraggio, una figura quasi contemporanea; quando non sa continuare se servire Sancho, e quindi il Re, o se seguire la sua sete di vendetta in nome del padre, a illuminarlo ci sono delle parole dette dal suo Signore che lo aiutano a sciogliere i nodi: “la lealtà è una grande virtù”, lo stesso principio con cui il padre l’aveva cresciuto.
Un uomo degno, questo è il discrimine tra gli uomini e ciò che può aiutare Ruy a diventarlo è la spada, simbolo di valore, del regno e del Re per cui si combatte, essa sta ad indicare ciò per cui si lotta e anche la lotta stessa. Le battaglie in nome di Ferdinando sono molte, sanguinose e lo spettatore vi partecipa trovandosi tra i corpi feriti e pezzi di uomini che saltano, e questo perché come dice il Re: “Il trono è violenza” e in questa affermazione riecheggiano, anche se in un’altra declinazione, le tragiche lotte per il trono di Game of Thrones – si parla anche qui di lotte tra fratelli, di scontri, di tradimenti, banchetti in cui il mondo è sul punto di andare in frantumi, di amori e rapporti incestuosi.
C’è anche qualcosa d’altro che diventa filo rosso all’interno di questi primi cinque episodi ed è la croce, quella che la madre di Ruy di fronte alla tomba del padre defunto ha dato al piccolo, quella che simboleggia la religione, fondamentale per la cultura medievale.

La religione è qualcosa che muove e spinge l’uomo; i personaggi, tutti, hanno in bocca Dio, lo invocano, lo rendono fautore di tutto il buono e il bello che capita loro ma è anche artefice del brutto (la sconfitta, la morte). Si salutano spesso con un “a dio piacendo” come a dire che è Lui, quello più potente di tutti, a giocare con le carte della vita di ciascun essere umano decidendo la sua sorte. Molte sono le preghiere, le funzioni, le religioni, cristiana, ebrea, musulmana, ognuna con il proprio bagaglio di riti e credenze, che si intrecciano, si scontrano e si incontrano, gli animali diventano portatori del segno divino e Ruy parla e capisce il loro linguaggio. Non è un caso che sia proprio il Vescovo assieme al Conte Flain, a cospirare ai danni di Re Ferdinando, uno degli intrighi su cui si costruisce la serie.

L’invidia è uno dei vizi che anima i personaggi di El Cid: Sancha, la moglie di Ferdinando nei suoi confronti (tanto da arrivare a pensare di tramare ai danni del Re), l’infanta Urraca nei confronti del padre e del fratello Sancho, e il giovane Alfonso,suo fratello minore che continua a chiedere un po’ d’attenzione al padre e un ruolo in battaglia che solitamente spettano al primogenito, Orduño, figlio del conte Flain, che mal sopporta la presenza, il valore, il coraggio di Ruy di cui si fa antagonista e contraltare. Questo sentimento turba gli animi di uomini e donne che, in nome del potere, del desiderio di primeggiare farebbero qualunque cosa, compirebbero anche gli atti più vili. Sono invidiosi, gelosi, tessono fitte trame in cui l’amore, la fratellanza e la sorellanza passano in secondo piano. El Cid rappresenta uomini con le mani sporche di sangue fratricida (Re Ferdinando soffre per la morte del fratello come se ad ucciderlo fosse stata la propria lama), donne, da Sancha all’Infanta Urraca, che vogliono il loro posto nel mondo e sgomitano per averlo, conti che aspirano a salire di grado usando la Regina per farlo; sembra di partecipare ad una tragica pièce shakespeariana dove le mogli pensano di detronizzare i mariti, i fratelli si scontrano per potersi sedere su quel Trono tanto desiderato.

Si staglia su tutti Ruy che mentre gli altri si involvono, lui si evolve, cresce, matura e si mostra per quello che è: un uomo coraggioso e leale, fragile forse, rabbioso ma che agisce sempre in nome del suo Signore. Si fa uomo d’armi che vince sul campo e nella vita (il rapporto con Jimena, sua signora); quando prende il posto di Sancho per proteggerlo, durante uno scontro con il cugino, per evitare che il primogenito del Re soccomba, emerge tutta la sua umanità, la sua abnegazione e forse, anche per questo, viene premiato aiutato dal pensiero del padre, dagli insegnamenti guerreschi, dal suo valore. Il suo contraltare è Orduño, vile, sciocco, incapace rispetto lui, violento, se a lui tutto cade tra le mani come un dono, perché figlio del Conte, Ruy invece deve lottare e per questo spesso prova invidia per lui ma il Cielo vede e sa.

I primi episodi di El Cid costruiscono un universo di spada e corona in cui Ruy si fa strada, un mondo di croci e amore dove non mancano sotterfugi e tradimenti; lo spettatore entra un po’ alla volta in questo gorgo e si schiera dalla parte del protagonista sperando che presto raggiunga ciò che gli spetta. Questo incipit è buono, pur non essendo un’opera da binge watching per la lunghezza degli episodi e per i temi trattati, pone le basi per le prossime puntate.


Titolo: El Cid
Genere: storico, azione
Episodi: 5
Durata episodi: 46-70 minuti
Trasmissione italiana: Prime Video