YOU - Stagione 2 - RECENSIONE

Joe deve fuggire da New York, Candace non è morta come pensava e gli ha riferito chiaro e tondo che è pronta a fare di tutto per rovinare la sua vita. A questo punto al ragazzo non resta altro che fuggire dalla Grande Mela e sceglie come destinazione la città che più odia al mondo per stile di vita e gente che vi abita: Los Angeles.
Qui inizia una nova vita con una falsa identità: Will Betteleheim. Trova lavoro, una nuova casa e... una nuova preda: Love Quinn. Eppure, complici alcune visione allucinatorie di Beck, ed una brutta situazione in cui si va a cacciare la sua vicina minorenne, Ellie, Will tenta la strada della redenzione e sceglie, inizialmente, di essere solo amico della ragazza.
Le cattive abitudini sono dure a morire. Joe, per diventare Will, ha derubato della propria identità un innocente, che tiene segregato in un garage. La vita a Los Angeles è molto differente da quella a New York ed anche le persone. Will si confronterà con una sorta di paese delle false meraviglie dove, di facciata, si perseguono arte e bellezza, mentre l'assecondare i propri bassi istinti è il vero motore delle azioni di ognuno.
Tutto sembra procedere per il meglio, ma il passato tornerà per far pagare a Joe il conto.
You, pur non presentando nulla di originale, riesce con un abile collage di generi e di situazioni ben assortite a dare continuità ad un'ottima novità nel panorama delle serie televisive, talmente ingolfato ed affollato che diventa difficile trovare una strada per raccontare con modi nuovi ed interessanti, una storia credibile.
La serie è in sostanza un drama, ma per ritmi incalzanti, dialoghi brillanti ed un'ironia che pervade tutta la narrazione, sfora facilmente nella black comedy.
L'impostazione è da romanzo epistolare, con il protagonista che rende noti al pubblico i propri propositi ed i propri pensieri, con una predominanza della scrittura rispetto alla mera immagine. Probabilmente questa struttura è dovuta alla circostanza che la seconda stagione di You - come la prima - nasce da un romanzo di Caroline Kepnes, intitolato "Hidden Bodies"
La narrazione è essenzialmente divisa i due tronconi che scorrono paralleli, il primo si occupa della redenzione di Joe, l'altro cerca le origini del suo male.

Se gli eventi passati mostravano Will/Joe come un ragazzo normale per rivelare poi tutta la sua negatività e psicosi, in questa seconda stagione gli autori partono dalla prospettiva opposta. Il pubblico sa che genere di uomo sia, resta quindi da esplorare se vi siano possibilità di redenzione per le sue azioni criminali.
I tentativi di Will di redimersi, di cambiare la propria natura, non potranno che renderlo ben visto agli occhi del pubblico, come anche la sua crociata per salvare la piccola Ellie, nonostante lei non ritenga di essere in pericolo. Questa sua autoproclamata missione non è altro che un ulteriore passo sulla via della completa rinnovazione della sua etica, nonché uno sfogo per la sua indole da paladino che, quando degenera, lo rende simile ad un orco.
Will riesce a liberarsi delle visioni di Beck solo quando decide che sarà solo un amico per Love, limitando così i propri impulsi.
Da notare il gioco sulla Parola "Love", la ragazza fa scattare la voglia di cambiamento di Joe, che, al tempo stesso pensa che sia il significato della parola "Amore" a farlo cambiare.

Il cambio di location, da New York a Los Angeles si rivela un'ottima idea per lo sviluppo credibile della storia e mette Joe, ora Will, a fare i conti con un mondo nuovo in cui, paradossalmente, non è lui il soggetto più pericoloso, anzi, probabilmente proprio questa "follia" che suona in sottofondo per le strade di L.A. gli dà la forza di tentare di cambiare. Senza volersi dare a spoiler immotivati, basti dire che se il pubblico poteva pensare che Will fosse un folle, ora può vedere sbiadire la sua immagine nella classifica dei criminali più crudeli della storia.
Il male di Joe è tutto racchiuso in questa domanda. La sua infanzia è stata una ricerca di affetto, di amore, che non ha mai avuto dai suoi genitori. Probabilmente non deve cercare qualcuno da amare, ma deve esplorarsi ed amare se stesso.
A raccontare le origini del male di Joe arrivano dei flashback in cui lo si vede bambino alle prese con un rapporto distorto con i genitori: la madre fugge da una vita di abusi domestici ed il padre che lo sottopone ad un'infanzia fatta di violenze. I ricordi sono cruciali per capire i motivi per cui lui cerchi forsennatamente l'Amore e tenti di tenerlo a sé con tutti i metodi leciti e illeciti.
Il confronto con le persone che frequenta a Los Angeles gli darà la chiara esperienza delle origini del suo male. L'abuso diventa uno dei temi portanti della seconda stagione di You.
Abuso che ha colto praticamente tutti i personaggi e che ne ha decretato i propri fallimenti e le proprie debolezze. Joe arriverà alla consapevolezza finale dopo aver provato sulla sua pelle le sofferenze che imponeva agli altri.

La seconda stagione di You si lascia vedere in tutta tranquillità, la serie riesce a tenere sempre alta l’attenzione dello spettatore e gli autori, come detto, inseriscono con abilità e tempistiche perfette degli ottimi colpi di scena che aprono la narrazione e la rinfrescano. La scrittura è robusta e dettagliata e sono tanti gli elementi di contorno che arricchiscono la narrazione e la rendono più esauriente. Rispetto alla prima stagione ha giovato il cambiamento di scenario, che ha portato uno sviluppo del personaggio principale, su cui regge tutto l’impianto narrativo. Penn Badgley fa un lavoro egregio, interpretando perfettamente un personaggio ambiguo, torturato dai propri istinti.


Titolo: You
Genere: drammatico, thriller
Episodi: 10
Durata episodi: 42-50 minuti
Trasmissione italiana: Netflix