REALITY Z - Stagione 1 - RECENSIONE

Charlie Brooker, autore e sceneggiatore di Black Mirror, nel 2008 propose al pubblico Dead Set, serie nella quale alcuni concorrenti del Grande Fratello del Regno Unito, si trovavano ad affrontare un'epidemia zombie. Questa ottenne un ottimo riscontro sia dal punto di vista del pubblico che della critica, e ora, a distanza di 12 anni, ecco arrivare un remake ambientato in Brasile. Reality Z si divide in 10 episodi, e dopo aver visto questa prima stagione, disponibile su Netflix, ecco cosa ne penso.
I concorrenti del reality Olimpo, un grande fratello ispirato agli dei greci, si preparano come al solito alla serata delle eliminazioni, ma qualcosa sembra andare storto. Tagliati fuori dal mondo, non sanno quello che sta accadendo fuori dall'abitazione, in una Rio De Janeiro che diventa in poco tempo un vero e proprio mattatoio, con il caos che prende il sopravvento.

Gli zombi raggiungono anche il luogo dove si svolge il reality, con lo staff che cerca di fuggire senza grande successo. Un'assistente, Nina, però, riesce ad entrare nella casa, dove trova rifugio facendo capire la gravità della situazione agli ignari concorrenti. In seguito, si unirà agli altri anche il cinico regista del programma, Brandão. Il gruppo inizierà a collaborare, cercando una soluzione che possa permetter loro di sopravvivere a lungo.
Nel frattempo, in un'altra parte della città, si forma un altro gruppo, nel quale è presente il politico Levi, che, assieme a due poliziotti e la sua assistente, s'imbatte nel duo formato da Ana, che ha progettato l'abitazione del reality, e suo figlio Léo. Quest'ultimi, dopo essere stati minacciati, convincono sia il politico che i suoi seguaci a risparmiarli per andare alla ricerca dell'abitazione nella quale si svolge il programma, poiché questa oltre ai pannelli solari e una struttura solida, permette di comunicare col resto del mondo.
I primi 5 episodi di questa stagione sono dedicati quasi esclusivamente al primo gruppo formato dai concorrenti dello show, dove vediamo alcuni personaggi che riescono ad emergere per la loro personalità, con una critica verso la società attuale rappresentata dall'egoismo umano incarnato da Brandão (uno dei più riusciti). Anche Nina emerge per la sua determinazione, purtroppo questo non vale per gli altri personaggi, troppo legati a stereotipi e poco interessanti, quasi come dei veri morti viventi.
I 5 episodi successivi, invece, si focalizzano sul secondo gruppo con Levi e Léo. In questo caso, forse i personaggi godono di una maggiore caratterizzazione, con Levi che rappresenta il classico politico in grado di manipolare le persone e girare la situazione a suo favore, sfruttando la potenza di fuoco del poliziotto Robson, che però si rivelerà una mina vagante anche a causa della sua dipendenza dalla cocaina.
Due gruppi caratterizzati da una gerarchia simile, in un riflesso della parte malata della nostra società.
Le premesse per avere tra le mani un prodotto interessante c'erano, ma Reality Z non solo non innova il genere, ma perde il confronto con le serie concorrenti. Tra alcune suggestive immagini di una Rio De Janeiro in fiamme, e il caos che scoppia nel primo episodio, la serie diretta da Cláudio Torres sembra poter dire la sua, ma è una sensazione che dura poco.
Tralasciando la volontà di replicare l'idea che era alla base di Dead Set anche a distanza di 12 anni, senza rinnovare la formula, quello che non funziona è soprattutto la sensazione di già visto che ormai accomuna la maggior parte dei titoli a tema zombie. In questo caso, con l'aggravante di una serie di personaggi mal scritti che sembrano cercare la morte a tutti i costi, con un istinto di sopravvivenza alquanto discutibile.

Vengono presentati in totale una ventina di personaggi, che finiscono per risultare troppo poco approfonditi, anche a causa della brevità degli stessi episodi. A livello di sceneggiatura sono molte le forzature e i vicoli ciechi di una storia che esaurisce ciò che ha da dire dopo i primi 20 minuti, in un ripetersi di situazioni paradossali di dubbia qualità. Reality Z, dal punto di vista tecnico, dà il meglio di sé nei momenti di tensione, tra scene splatter e un make-up di buon livello. La componente politica, risulta invece riuscita solo in parte, con una critica chiara alla società che però trova voce in personaggi troppo stereotipati.
Discutibile anche la volontà di inserire diverse scene in slow-motion mal congeniate, che non rafforzano minimamente quello che vediamo. Altra nota dolente è uno humour che solo in pochi frangenti risulta azzeccato, con alcuni siparietti abbastanza imbarazzanti. Come detto in precedenza, uno degli aspetti positivi è sicuramente la presenza di diverse scene dove la tensione non manca, che però non basta a nascondere i problemi quando ci si ferma a ragionare sulle scelte dei protagonisti.
Le premesse per una buona serie zombie c'erano, ma Reality Z, purtroppo, non riesce né ad innovare, né a tenere testa ad altri prodotti simili, per un genere affollato che per chi non è all'altezza si trasforma in un vero e proprio bagno di sangue. Ci sono alcuni aspetti positivi, ma non abbastanza da oscurare le tante lacune.


Titolo: Reality Z
Genere: drammatico, horror
Episodi: 10
Durata episodi: 20-30 minuti
Trasmissione italiana: Netflix