UN INGANNO DI TROPPO - MiniSerie - RECENSIONE

Harlan Coben non avrebbe bisogno di presentazioni, ma per chi non lo sapesse è uno degli autori di gialli e thriller tra i più acclamati in circolazione. I suoi romanzi, oltre una trentina, sono stati tradotti in ben 45 lingue, vendendo più di 75 milioni di copie in tutto il mondo. Una piccola parte di essi sono diventati o hanno ispirato pellicole per il grandi schermo, molti altri si sono trasformati in serie e miniserie di successo, alcune delle quali entrate nel catalogo di Netflix, a cominciare da The Stranger. 
L’adattamento del best seller omonimo del 2015 ha rappresentato il primo passo di un importante patto stretto nell’agosto del 2018 tra lo scrittore di Newark e il broadcaster a stelle e strisce, secondo cui 14 dei suoi libri verranno sviluppati in altrettante serie o film, con lui stesso impegnato nelle vesti di produttore esecutivo. 
Ecco allora che la Gran Bretagna ha fatto da cornice alla trasposizione seriale di Un inganno di troppo (Fool Me Once), le cui pagine sono diventate quelle degli script degli 8 episodi (della durata variabile dai 40 ai 50 minuti). 
Se nel precedente Fidati di me (Hold Tight) per clausole contrattuali l’ambientazione originale dagli Stati Uniti è stata spostata in Polonia, per Un inganno di troppo dalla collocazione originale in New Jersey si ritorna come per The Stranger e Stay Close su territorio britannico per assistere all’evolversi dell’intricatissima vicenda che ha come protagonista Maya Stern.
Si tratta di un ex capitano dell’esercito che si trova di fronte a un’immagine scioccante catturata da una microcamera nascosta in un baby monitor posizionato nella cameretta della figlia di due anni, che mostra la bambina interagire con il padre nonché marito della donna Joe Burkett, assassinato brutalmente solo poche settimane prima. Parallelamente le autorità incaricate del caso guidate dal sergente Kierce conducono le indagini sull’omicidio dell’uomo e della sorella di Maya, anch’essa uccisa nel corso di una rapina a qualche mese di distanza. I due casi sono collegati?. Ovviamente per chi non avesse letto il romanzo, lasciamo alla visione della miniserie il compito di svelare l’arcano, ma una cosa è certa: in questa storia, le apparenze continuano a ingannare e come in ogni giallo che si rispetti che porta la firma di Coben i tasselli del mosaico mano a mano trovano il loro posto, riportando a galla scomode verità troppo a lungo nascoste.
I meccanismi mistery messi in atto da Corben e riproposti dallo showrunner funzionano. Ogni fine episodio ha il suo cliffhanger piazzato efficacemente che fa venir voglia di vedere subito il successivo. Il ché è un fattore positivo quando si parla di prodotti seriali.
Il grosso però avviene al passaggio della boa del quarto episodio, quando finalmente ci troviamo a metà strada e Un inganno di troppo si trasforma radicalmente, caricandosi di tensione e cambiando passo. Il racconto in tal senso inizia a mutare ritmo, rallentando e dando più spazio allo sviluppo delle dinamiche, le stesse che nei capitoli iniziali andavano a doppia velocità per confondere le acque, depistare e gettare fumo negli occhi dello spettatore di turno. Dunque è nella seconda parte, grazie a una drastica mutazione, che questa miniserie acquista forza, quella che in altre trasposizioni era venuta meno per svariati motivi. E stavolta in soccorso arrivano anche delle convincenti interpretazioni, come quella di Michelle Keegan nei panni di Maya. 
La miniserie tratta dal romanzo omonimo del 2016 di Harlan Coben è tra le migliori trasposizioni seriali sino ad oggi realizzate dai best sellers dello scrittore americano per Netflix. Un inganno di troppo presenta il medesimo modus operandi e leggi d’ingaggio che hanno fatto la fortuna del suo autore, con gli episodi conclusivi che consentono allo show di alzare l’asticella in termini di tensione e consegnare agli amanti dei thriller vecchia scuola degli sviluppi coinvolgenti che cambieranno drasticamente tutte le carte in tavola e la natura dei personaggi. La confezione, compresa quella fotografica e registica, alternano scene dal respiro più cinematografico ad altre più sottotono e di stampo televisivo. Stesso discorso per la componente sonora. Diverso il discorso per le performance attoriali, convincenti dal primo all’ultimo episodio, tanto da mostrare con chiarezza ed efficacia la mutazione genetica e il percorso di trasformazione e rivelazione nella natura dei personaggi principali.


Titolo: Un Inganno di troppo
Genere: Thriller
Episodi: 8
Durata episodi: 35-55 minuti
Trasmissione italiana: Netflix