UN MILIONE DI MODI PER MORIRE NEL WEST (2014) - RECENSIONE

Ambientato nel vecchio West, 1882. Il pecoraio Albert Stark (Seth McFarlane) perde l'amata fidanzata perché scappa da un duello. L'uomo è disperato, si confida con i suoi migliori amici, una prostituta e il suo fidanzato, ma non riesce a trovare consolazione, neppure nel suo tanto amato gregge. Decide allora di andarsene dal paese, ma incontra la donna (Anna-Charlize Theron) di un pericolo criminale (Clinch-Liam Neeson) che lo esorta a rimanere e a salvare il suo onore combattendo contro il nuovo fidanzato della sua ex. Albert impara a sparare grazie all'aiuto di Anna, della quale si innamora. Ci sono davvero un milione di modi per morire nel West.
Prima una serie animata (I Griffin), poi un film dal vero in cui doppia un personaggio animato (Ted) ed ora un film in cui è il protagonista in carne ed ossa: Seth McFarlane.
Un milione di modi per morire nel West parte da un titolo fenomenale per condurre in una trama canonica che cerca con tutte le forze di essere usuale, perché quello che si capisce, McFarlane vuole conquistare un diritto all'unicità, non somigliare a nessuno.
La sua parodia del West ha una tesi resa subito esplicita: il West è un posto ignobile, pericoloso e arretrato. Si tratta di uno dei luoghi in cui meno si può desiderare di vivere, quindi in contrapposizione con l'epica e la mitologia americana tradizionale.
Questa è la parte migliore del film, quella che al di là delle singole gag (molto divertenti) crea un mood che spiega la parodia alla tesi del film, direziona i suoi sforzi sul medesimo percorso e riesce a dar vita così a battute e momenti comici.
Parodia del genere west ma serie quando pretende di creare momenti romantici nella maniera più ridicola, Un milione di modi per morire nel Wesr critica (e bene) il culto del passato e di tradizioni che non hanno niente di auspicabile.