JURASSIC PARK 3 (2001) - RECENSIONE

Se avete familiarità con il mondo videoludico, saprete sicuramente che l'uscita di una nuova versione di un gioco di successo viene sempre annunciata come nettamente superiore alla precedente, assicura una grafica migliore, situazioni più coinvolgenti e maggior divertimento, peccato che poi si tratta più o meno dello stesso gioco con qualche stupidaggine in più. "Jurassic Park III" è esattamente questo: una ripetizione dei suoi predecessori, ad iniziare dalla carrellata iniziale sull'isola, con qualche dinosauro in più: lo pterodattilo e lo spinosauro, per essere precisi. Il primo vola (fin troppo) ed il secondo è anfibio.
Che dire...avevo apprezzato la scelta di Sam Neill ("Lezioni di Piano"), di non voler svendersi partecipando allo scontato primo sequel: "Lost World", quindi non riesco proprio a spiegarmi come abbia fatto a farsi convincere per il terzo episodio della serie.
L'isola di Sorna - il secondo sito della InGen - è un perfetto habitat per i dinosauri ed è ormai protetta dall'ONU che ne ha vietato l'accesso. Durante una gita al largo il giovane Eric Kirby ed un suo amico, precipitano con un parapendio sull'isola e vengono dati per dispersi.
I genitori Paul ed Amanda decidono di allestire una spedizione, clandestina, per ritrovare il figlio e, seppur con l'inganno, convincono il professor Alan Grant ed il suo assistente Billy ad accompagnarli nell'impresa.
Inutile dire che la pericolosità dell'isola di Sorna è come di consueto elevatissima e che tutti, tranne il professor Grant, tendono a sottovalutarla.

La pellicola, diretta dal veterano degli effetti speciali Joe Johnston ("Jumanji"), non è altro che una sorta di corsa ad ostacoli verso la salvezza con qualche morto lungo il percorso. Trama puerile anche sotto i pochissimi aspetti che non riguardano la mera sopravvivenza, ma che vorrebbero conferire uno spessore a dei personaggi scialbi e poco convincenti. 


Una notazione finale: un ragazzino precipita nella giungla impenetrabile di un'isola. Primo: i nostri eroi trovano il suo parapendio quasi immediatamente (che fortuna!). Secondo: il ragazzo, a parte qualche escoriazione, dopo sei settimane, passate in un ambiente a dir poco ostile, è bello pingue e con i capelli cotonatissimi! No comment.