TOWER HEIST - COLPO AD ALTO LIVELLO (2011) - RECENSIONE

«La vendetta della povera gente» potrebbe essere il sottotitolo di questa divertente e anche amara commedia d'azione con Ben Stiller, diretta da Brett Ratner. Con un cast davvero di spicco: oltre a Stiller abbiamo il promettentissimo Casey Affleck, il sempreverde Eddie Murphy che pare non invecchiare mai, un Matthew Broderick, per finire con Téa Leoni nella parte di una poliziotta irreprensibile dell'FBI che indaga sul bieco Shaw (Alan Alda), l'indiretto protagonista della pellicola.
Shaw è un ricco uomo d'affari che tutti alla Tower, un grande albergo a New York. Tutti lo rispettano e si fidano, a partire dal bonario direttore Kovacs (Stiller) con cui gioca a scacchi online e che consiglia agli altri dipendenti di affidare a Shaw i loro sudati risparmi. Shaw invece è un losco faccendiere: le indagini dell'FBI denunciano sue truffe e tutti coloro che si sono fidati ora hanno perso i capitali. Decisi a riprendersi il maltolto, i dipendenti si coalizzano per scoprire dove sono finiti i denari liquidi di Shaw, aiutati da un ladro di piccolo cabotaggio (Murphy, senza risatona stavolta). La risposta è la chiave di tutto il film.
Questo Ocean's dei poveri diavoli, mandati in rovina dall'incancrenito sistema economico e dalle manovre dei potenti, è un gradevole mix di azione, umorismo e anche una venatura di amarezza che si respira costantemente durante la sua durata.
Questa gente è mossa dalla disperazione, impreparata e senza alcuna volontà di delinquere. Si vede chiaramente che non vorrebbero fare quanto poi vedremo su schermo, ma quando la misura è colma e si viene traditi in maniera tanto miserevole non si può guardare più all'etica del procedimento sanatorio ma al beneficio finale del risultato. D'altronde abbiamo anche nel personaggio di Broderick (un onesto operatore di borsa finito in disgrazia) il contraltare: non sono i sistemi stessi a essere inguaribilmente malati ma le menti di chi opera che non hanno scrupoli.


Giustamente, essendo di base una commedia, i toni non sono totalmente tragici ma ci sono vari punti in cui si percepisce la difficoltà di digerire l'amaro boccone e ci si sente solidali con i protagonisti, soprattutto in questi momenti in cui sentire parole magari prima estranee come «spread» è più terrificante della visione di Shining.
Gli attori sono un meccanismo perfettamente oliato e si amalgamano/variano perfettamente tra loro. La scena sospesa nel vuoto è ben fatta e c'è spazio per qualche limitata scena di tenerezza non mielosa.