SHARKNADO (2013) - RECENSIONE

 Los Angeles è vittima di una serie di spaventosi tornadi, che si susseguono incessanti e che, oltre a far danno già per la loro natura, portano con loro anche centinaia di squali, "prelevati" direttamente dall'oceano e ora pronti a mietere vittime anche sulla terraferma. 
Il proprietario di un bar, insieme alla sua bella assistente e ad un coraggioso amico, cerca in qualche modo di evitare la carneficina, e al contempo di salvare i propri cari, mentre la città ormai è completamente allagata e sotto assedio dei feroci predatori marini. Asylum colpisce ancora. Ma questa volta il clamore mediatico suscitato dalla sua ultima "fatica" ha raggiunto picchi inimmaginabili, arrivando ad invadere anche le pagine cinematografiche dei telegiornali di mezzo mondo e finendo per esser considerato sin da subito come il peggior film della storia. Un riscontro che su internet ha generato addirittura più tweet di una delle serie tv di maggior successo degli ultimi tempi come Il trono di spade, e che ha visto spuntare commenti eccellenti tra cui quello di celebrità del calibro di Mia Farrow. Comunque la si possa pensare quindi Sharknado è stato anche "film del momento", un'operazione che nonostante la deplorevole qualità è riuscita nel suo intento, tanto che è stato realizzato un seguito, una vera e propria trilogia.

Diciamolo subito, a scanso di ogni equivoco. Sharknado è una pellicola maldestra, uno z-movie in piena regola che fa di tutto per appartenere fortemente al suddetto genere. Ma forse in questo caso la critica è stata un pochino ingenerosa, quando ogni anno decine di produzioni molto più orribili vedono la luce, statunitensi e non. Il film diretto da Anthony C. Ferrante infatti, pur paventando difetti evidentissimi (che non cerca nemmeno di nascondere), è l'ideale per una serata in compagnia di amici nella quale staccare completamente il cervello e farsi quattro sane risate mentre si assiste alle improbabilissime vicende dei personaggi, ognuno tagliato con l'accetta nella caratterizzazione e destinato ad un preciso ruolo (l'amico coraggioso, il protagonista indomito e sicuro di sé, la belloccia dura e grezza, la moglie sensibile, i figli da salvare), aiutato da interpretazioni mediocri in cui gli unici che sembrano crederci sono lo stesso Ziering e il bravo John Heard, purtroppo (o forse per lui, meno male) impegnato in una sorta di cameo di una ventina di minuti. Effetti speciali che rasentano il limite del ridicolo, con presunti squali (tale è la qualità delle animazioni che i dubbi permangono) che spuntano all'improvviso da ogni dove, all'interno di un bar, nel giardino di una casa o sul tetto di una macchina, tornadi improbabili che cozzano con ogni legge della fisica, motoseghe che volano e che regalano grasse risate nel finale che raggiunge i limiti dell'assurdo, citando forse involontariamente l'Ash de L'armata delle tenebre. Non manca naturalmente nemmeno una leggera dose di splatter, non così insistita però, tanto che una visione è tranquillamente adatta anche ai più deboli di stomaco, vista l'are
a giocosa e casareccia che permea comunque tutto il film. Brutto sì, ma di certo non la peggiore opera di finzione mai girata.