SHARKNADO (2014) - RECENSIONE


Dopo il successo straordinario e virale del primo Sharknado, era inevitabile che la Asylum mettesse in cantiere il capitolo secondo. Ed era altrettanto inevitabile che il livello di cialtronaggine trash espresso così prepotentemente nella prima pellicola, venisse elevato alla massima potenza.
Se nel primo giocava a favore l'elemento sorpresa e la genialata di metter su una storia improntata su un tornado di squali, il secondo, non potendo giocare su questi aspetti, punta tutto al raddoppio, anzi incrementa la dose. Ecco quindi che cambia l'ambientazione, non più Los Angeles, ma l'eroica, generosa e comunitaria New York (come del resto ci ha sempre insegnato Ghostbusters), e gli si scaglia addosso non uno ma addirittura tre sharknadi in un tripudio ancora più estremo di epica tamarraggine, con seghe elettriche volanti, squali realizzati con grafiche primitive ed effetti speciali probabilmente messi in piedi con materiale da discount.

Il protagonista è ancora Fin (Ian Ziering), ovvero colui che, come Giona, entrò nella balena (o meglio nello squalo) armato di sega elettrica per poi uscirne dalla coda dopo aver sventrato il pesciolone zannuto. Stavolta il nostro novello emulo di Ash (l'omaggio a Bruce Campbell, del resto, è stradichiarato!) fa anche di meglio. Mentre si reca a New York con l'ex moglie ipertruccata April (Tara "Tamarra" Reid) il suo aereo incontra uno sharknado in cui i pinnati entrano nella cabina di pilotaggio e divorano pilota, hostess e steward. Ma il mitico Fin, ormai elevato a dio in terra, sa guidare anche un aereo di linea e senza grossi problemi porta a terra il velivolo sforacchiato. April però ha perso una mano, divorata da uno squalo, e viene ricoverata all'ospedale. Cosa strana è che la donna, anche dopo essere stata operata, risulta perfettamente e pesantemente truccata, quasi fosse uscita da un centro estetico.
A parte questo il nostro eroe arriva alla grande mela giusto in tempo per affrontare il triplo sharknado che arriva a far saltare addirittura la testa della statua della libertà e farla rollare come una micidiale falciatrice per le strade della città maciullando malcapitati pedoni a più non posso. Del resto anche Fin ci mette del suo per regalarci un eroe tra i più estremi e improbabili, con prodezze tipo tagliare in due uno squalo con la sega elettrica, saltare sull'acqua zompando sulla testa dei pinnuti e volando letteralmente in aria senza alcun supporto.
Ma anche il resto del cast non è da meno, e allora vediamo una cicciona di colore che brandisce spade medioevali contro i mostri del cielo e April stessa che si inserisce nel moncone della mano una sega circolare. Il livello di demenzialità cresce di minuto in minuto raggiungendo livelli che la Troma potrebbe solo immaginare. A livello di effetti speciali, il risultato è ancora più altalenante, con picchi di spettacolarità inconsueti per un film Asylum (la sequenza della statua della libertà è da manuale) e punte di degrado visivo veramente avvilenti, anche per un film per la televisione come questo.

Senza dubbio i momenti migliori sono gli intermezzi televisivi dove lo sharknado diventa un elemento metereologico comune con grafici che rappresentano branchi di squali in direzione sud-sud est indicati da una solerte presentatrice tutta protesa a spiegarci da quale direzione arriverà la prossima folata di pescecani.