TED 2 (2015) - RECENSIONE

E così anche Seth MacFarlane ha finito col piegarsi alle subdole leggi di Hollywood e del politicamente corretto. Dopotutto il sentore era già nell’aria quando due anni fa venne scelto per presentare la notte degli Oscar. Ted 2 è la cartina di tornasole di questo, probabilmente irreversibile, passaggio. Non che sia brutto o poco divertente, il film, affatto, ma spiace constatare che la pecora nera che un tempo con I Griffin mise una pezza tappando il vuoto lasciato dagli ormai fin troppo allineati Simpson di Matt Groening, abbia finito per imboccare la stessa strada.
Ted 2 inizia con l’improbabile matrimonio tra l’irruento orsacchiotto di pezza animato della Hasbro, a cui è lo stesso Seth MacFarlane a prestare la voce, e la bionda Tami-Lynn (Jessica Barth), già presente anche nel primo Ted, ovaie al macero per abuso di droghe, ma tanta voglia di avere un bambino. Al contrario, John (il solito e sempre eccellente Mark Whalberg) si è definitivamente lasciato con l’amore della sua vita, Lori, e per il momento non vuole saperne di uscire con altre ragazze, consolandosi con il porno online. È proprio il desiderio di Ted e Tami-Lynn di avere un bambino, prima con l’inseminazione artificiale, poi attraverso l’adozione, non avendo il peluche il pistolino, a far finire Ted nei guai con la legge. Stando alla legislazione degli Stati Uniti, infatti, Ted non è una persona, ma un bene di proprietà e in quanto tale non ha alcun diritto. Inizia allora una battaglia legale in puro stile procedurale alla Sidney Lumet, per affrontare la quale John e Ted si rivolgono alla nipote di un illustre avvocato, interpretata da Amanda Seyfried.
Come nel primo film, anche in Ted 2 i rimandi alla cultura pop degli anni ’80 ci sono e sono evidenti. Addirittura il film si conclude con una resa dei conti all’interno del ComicCon di San-Diego, il più importante convegno per tutti gli amanti di cinema, fumetto e videogiochi. Come non mancano gli esilaranti siparietti decontestualizzati, cifra stilistica di Seth MacFarlane a cui ci ha abituato fin dai tempi dei Griffin. O i camei imprevedibili come quello di Liam Neeson, alle prese con un delirante acquisto di cereali nel supermercato dove lavora Ted. La marijuana è fumata allo stremo e lo spasso è garantito da alcune situazioni davvero esilaranti, come Whalberg inondato di sperma all’interno della stanza frigorifera della fertilità o in preda agli attacchi di panico. Eppure, tutti questi momenti, che nel primo Ted riuscivano ancora a essere irriverenti, oggi nascondono un fondo di nostalgia, come se MacFarlane, consapevole di essere sceso a compromessi, ci mandasse dei messaggi per ricordarci che lui, in fondo, è ancora uno di noi. Se Un milione di modi per morire nel West era fin troppo insistito e noioso, nella sua gratuità, Ted 2 risulta più simpatico nella sua classicismo. Ma in fondo carino, piacevole e niente più.