UNDER THE DOME - Stagione 3 - RECENSIONE

La seconda stagione si era conclusa con gli abitanti di Chester’s Mill in fuga, guidati nelle grotte sotterranee dall’enigmatica Melanie Cross. Barbie(Mike Vogel) e Julia (Rachelle Lefevre), soggetto apparentemente prescelto per la salvezza della comunità, tentano di mettere in salvo tutti nella speranza che le grotte conducano fuori dalla cupola, braccati dall’ira di Big Jim (Dean Norris), ormai impazzito e deciso a sfogare su chiunque gli capiti a tiro la frustrazione per la morte della moglie Paulette. Dopo un grande bagliore bianco che lascia presagire il peggio, la scena si sposta cronologicamente avanti nel tempo, esattamente a un anno di distanza. La cupola è distrutta, Julia e Big Jim sono morti e ognuno ha cercato di rifarsi una vita. 
Barbie si è arruolato nuovamente in un team di mercenari e si presta a missioni rischiose, supportato dalla nuova compagna Eva, dalla quale aspetta anche un figlio. Joe (Colin Ford) non riesce a chiudere con il passato, ancora addolorato per la morte della sorella Angie, rimandando di volta in volta l’iscrizione al college. Norrie ha rotto con Joe, totalmente proiettata verso una vita diversa, fatta di college e confraternite. Junior (Alexander Koch) è fuggito via dalla casa e dall’ombra del padre, reo di essere sempre stato troppo duro e di avergli rovinato la vita. Sam (Eddie Cahill) si è costituito per l’omicidio di Angie e cerca la redenzione attraverso un’esistenza in prigione per espiare le proprie colpe. 
L’evento che riunisce tutti è un obbligato ritorno a Chester’s Mill per la commemorazione dei caduti e l’inaugurazione di una lapide al centro della piazza principale. Qui entra in gioco un nuovo personaggio: una psicologa di nome Christine Price (interpretata dalla Marg Helgenberger di C.S.I.), fermamente intenzionata ad aiutare tutti i reduci dall’esperienza sotto la cupola.
Qualcosa, tuttavia, sembra non quadrare. Infatti, nulla di tutto ciò è mai accaduto e i protagonisti sono, in realtà, intrappolati in dei bozzoli e nutriti a livello emozionale, esattamente come in Matrix, nella convinzione di condurre una vita reale. Julia e Big Jim, ancora vivi, scoprono l’arcano e distruggono l’uovo, liberando tutti dai bozzoli in questione. Sfortunatamente, ne escono fuori persone profondamente cambiate e confuse, alle quali si aggiungono le sorprese Christine Price e la sua assistente Eva, compagna di Barbie nella realtà alternativa. Qualcosa ha infettato l’intera comunità: un organismo alieno parassita, responsabile della cupola, che mira a consolidare la sua presenza sul pianeta, inducendo falsi impulsi di aggregazione agli altri e generando degli obbedienti servitori alla regina leader Christine. La più improbabile resistenza, inizialmente formata da Julia e Big Jim, dovrà riuscire a sovvertire la situazione, grazie anche all’aiuto della Aktion che, naturalmente, nasconde molti segreti.

Realtà alternative, alieni parassiti, organizzazioni clandestine e scienziati infettati sono tutti ingredienti di un mix pesantemente inficiato da un pessimo bilanciamento e da una costruzione narrativa poco coerente con quanto le prime due stagioni avevano indotto a pensare. Certo, la piega sci-fi non può considerarsi frutto dell’ingegno degli sceneggiatori, dal momento che la presenza dell’organismo alieno era già parte integrante del libro di Stephen King. Tuttavia, nella controparte narrativa, la storia era stata concepita in modo più lineare e coerente, ma soprattutto era stata pensata per esaurirsi in un arco temporale inferiore a quanto mostrato nello show televisivo ove, viceversa, si è tentato di allungare il brodo con risultati disastrosi. Gli sceneggiatori di Under The Dome sono caduti nella classica trappola di chi, nel tentativo di mettere troppa carne al fuoco, finisce col non riuscire a gestire il tutto. Gli eroi diventano i cattivi e gli antieroi si ritrovano responsabili delle sorti della sopravvivenza umana, in un’altalena volutamente forzata nella quale gli equilibri vengono ribaltati più e più volte. L’intervento della Aktion, co-responsabile delle disavventure di Chester’s Mill, con tutti i relativi segreti, appare anch’esso forzato e narrativamente mal realizzato, dal momento che non si comprende quale sia il reale carisma dei membri, apparentemente rigidi ma sempre sotto scacco rispetto ai ricatti di Big Jim.
Il finale di serie rovina quanto di buono era stato faticosamente costruito, soprattutto nel corso della prima stagione. La piega tutta confusione e personaggi trasformati nella versione stereotipata degli stessi non convince sotto alcun profilo, alimentando solo i rimpianti per ciò che poteva essere e non è stato. Forse, sarebbe stata auspicabile una maggior aderenza al romanzo di King, sebbene le difficoltà di modernizzare un concept del 1976 fossero oggettive (i nomi degli stessi personaggi Barbie e Big Jim riprendono quelli dei più noti giocattoli Mattel del periodo). In ogni caso, il tentativo di condensare elementi presi qui e là da più generi va configurato come assolutamente deprecabile, specie se nessuno di questi viene adeguatamente approfondito o caratterizzato, senza contare il già citato bilanciamento poco sapiente.
La CBS pare abbia cancellato la serie, quindi con molta probabilità non ci sarà una stagione 4.


Titolo: Under The Dome
Genere: fantascienza, drammatico, horror
Episodi: 13
Durata episodi: 40 minuti
Sito ufficiale: http://www.cbs.com/shows/under-the-dome/
Trasmissione italiana: Rai 2