Chi lo dice che i sequel non sono mai all’altezza dell'originale? Considerato che siamo al terzo capitolo della saga, questo nuovo Resident Evil non dovrebbe presentare particolari sorprese. E invece, l’autore del capostipite, Paul Anderson, stavolta si limita a curare la sceneggiatura e passa il timone al veterano Russell Mulcahy.
Cambiamento fruttuoso, perché se è vero che Mulcahy col tempo ha perso un po’ del suo talento visionario, è anche innegabile che le scene d’azione le sappia ancora girare bene. E considerato che l’action nella saga dei Resident Evil è un elemento fondamentale, i risultati si rivelano superiori alle aspettative.
Questo terzo capitolo si svolge su un’ambientazione desertica da postatomico anni '80 e, da buon australiano, Mulcahy fa suoi gli insegnamenti di George Miller, che conMad Max aveva già lasciato il segno nella filmografia del buon Russell in altre occasioni.
Vengono poi aggiunte le scene di combattimento con la protagonista (Milla Jovovich) e il suo machete, (usato con perizia acrobatica non comune) e, quello che ne viene fuori, è un coloratissimo e fragoroso fumettone che non sfigurerebbe sulle pagine di un comic americano targato Marvel o DC. Il tutto senza dimenticare i doverosi omaggi ai classici del genere: dai camionisti che si divertono a travolgere orde di non morti stile Dawn Of The Dead al mad doctor che cerca di addomesticare gli zombi, venuto dritto da Day of The Dead. Romero rules, insomma, e lo zombi in tuta da benzinaio inquadrato nel mirino di Milla non ricorda forse il marcescente leader dell’esercito di morti viventi nell’altra fatica di Zio George, Land Of The Dead?.
Inoltre, i putrescenti non morti sono davvero impressionanti e ben fatti, il make-up ricorda in maniera evidente le mostruosità sepolcrali di un altro Fulci d’annata, il mai dimenticato Zombi 2 (che alcuni fans sostengono sia stato già citato inResident Evil: Apocalypse, quando i protagonisti si trovano intrappolati in un cimitero assieme ai Ritornanti).
Aumenta la dose del ribrezzo, per la gioia degli aficionados (ammettiamolo: un film di zombi senza emoglobina è come un bignè senza crema); tra cloni, orde di cadaveri ambulanti, poteri ESP e combattimenti di arti marziali, Anderson firma un copione all’insegna della spettacolarità pura com’è giusto che sia, lasciando il finale aperto ad altri possibili seguiti come di consueto.