La quarta stagione si era chiusa su un’immagine a dir poco sconvolgente: John Locke privo di vita all’interno di una bara, mentre Jack e Ben lo fissano parlando sul da farsi per poter salvare i compagni rimasti sull’isola. I flashback e i flashforward che ci avevano accompagnato per le quattro stagioni, al termine della scorsa, collimano, fino a farci ripartire da un punto fermo, con uno scenario preciso: Locke, Juliet, Sawyer e gli altri naufraghi sono rimasti sull’isola, Jin rimasto intrappolato nella barca inviata da Charles Widmore, gli Oceanic Six tornati sulla terraferma attraverso una serie di bugie per poter insabbiare l’isola e tutto ciò che la riguarda. Vi è un unico problema irrisolto: tra la partenza degli Oceanic Six e la morte di John Locke passano 3 anni.
Gli avvenimenti avvenuti in questi 3 anni vengono svelati tutti in questa nuova stagione, una stagione particolare che si snoda su due piani temporali e spaziali diversi: da una parte gli Oceanic Six che, come sappiamo, hanno come primo obiettivo quello di tornare indietro (come sappiamo dal memorabile “We have to go back” urlato da Jack a Kate alla fine della terza stagione) per salvare sia i naufraghi rimasti che l’isola; dall’altra questi ultimi devono fare i conti con un continuo spostamento spazio-temporale dell’isola causato dal movimento della ruota che Ben ha spostato alla fine della stagione precedente.
Arrivati a metà stagione gli autori decidono quindi di svelarci ciò che è accaduto durante l’assenza di Jack, Kate, Ben e gli altri sopravvissuti tornati sulla terraferma. La vera svolta della quinta stagione avviene a questo punto, quando la genialità della serie prende il sopravvento sull’irrealtà che si mostra ai nostri occhi.
Gli avvenimenti avvenuti in questi 3 anni vengono svelati tutti in questa nuova stagione, una stagione particolare che si snoda su due piani temporali e spaziali diversi: da una parte gli Oceanic Six che, come sappiamo, hanno come primo obiettivo quello di tornare indietro (come sappiamo dal memorabile “We have to go back” urlato da Jack a Kate alla fine della terza stagione) per salvare sia i naufraghi rimasti che l’isola; dall’altra questi ultimi devono fare i conti con un continuo spostamento spazio-temporale dell’isola causato dal movimento della ruota che Ben ha spostato alla fine della stagione precedente.
Arrivati a metà stagione gli autori decidono quindi di svelarci ciò che è accaduto durante l’assenza di Jack, Kate, Ben e gli altri sopravvissuti tornati sulla terraferma. La vera svolta della quinta stagione avviene a questo punto, quando la genialità della serie prende il sopravvento sull’irrealtà che si mostra ai nostri occhi.
Appare chiaro, anche verso il termine di stagione, come nel corso di questi anni anche le personalità dei personaggi si siano evolute insieme alla storia stessa, ed anche questa è una delle peculiarità di Lost: se è vero, come hanno affermato molti celebri personaggi della letteratura, che “solo gli stupidi non cambiano mai opinione”, allora è chiaro che ci troviamo di fronte a protagonisti tutt’altro che stupidi. In particolar modo, i personaggi che nella prima stagione lottavano per i propri ideali, Jack e Locke, sembrano ora di opinioni totalmente diverse e anzi potremmo quasi azzardare che l’uno abbia preso idealmente il posto dell’altro: l’uomo di scienza è diventato l’uomo di fede.
Altro tema fondamentale della stagione, che viene però toccato per la maggior parte solo nell’episodio conclusivo, è quello della contrapposizione tra il bene e il male. Senza andare ad analizzare i singoli eventi, che porterebbero ad un’eccessiva trattazione di argomenti che ai lettori potrebbero essere oscuri, si può notare che sin dai primissimi episodi gli autori hanno dato una certa importanza al tema che fino a questo momento non appariva però così lampante: basti pensare alle parole di Locke mentre spiega il backgammon a Walt, dicendo che i pezzi del gioco rappresentavano uno la luce e l’altro il buio. Delle parole all’apparenza semplici e senza un significato profondo ma che oggi alla luce di ciò che ci viene svelato fanno risaltare ancora di più il valore di una serie già di per sé splendida, e capace di far ricredere anche gli scettici pronti a criticare alcune scelte degli autori imputandole alla mancanza di idee. Il finale di stagione lascia come sempre molti spiragli, lasciandoci senza una precisa idea di quello che ci potrebbe aspettare durante l’ultima stagione, sicuramente una delle più attese degli ultimi anni e che si preannuncia già da ora una perla che, nel bene o nel male, resterà per sempre nella storia dei serial tv, anche grazie a tutto ciò che la serie nel suo complesso è stata capace di regalare.
Titolo: Lost
Genere: drammatico, avventura, fantascienza
Episodi: 16
Durata episodi: 40 minuti
Trasmissione italiana: Fox Italia (Sky)