LOST - Stagione 5 - RECENSIONE

La quinta stagione di Lost, è stata una stagione ricca di sorprese sia per quel che riguarda gli avvenimenti che il cambiamento “caratteriale” di svariati personaggi. Se, con il passare degli episodi, gli elementi “irreali” sono aumentati in modo esponenziale, con essi è aumentata anche la nostra consapevolezza che Lost non sia più la serie che sembrava all’inizio, la storia di un semplice incidente che coinvolge una serie di naufraghi con personalità estremamente diverse, bensì si avvicini maggiormente ad un mistery fantascientifico.
La quarta stagione si era chiusa su un’immagine a dir poco sconvolgente: John Locke privo di vita all’interno di una bara, mentre Jack e Ben lo fissano parlando sul da farsi per poter salvare i compagni rimasti sull’isola. I flashback e i flashforward che ci avevano accompagnato per le quattro stagioni, al termine della scorsa, collimano, fino a farci ripartire da un punto fermo, con uno scenario preciso: Locke, Juliet, Sawyer e gli altri naufraghi sono rimasti sull’isola, Jin rimasto intrappolato nella barca inviata da Charles Widmore, gli Oceanic Six tornati sulla terraferma attraverso una serie di bugie per poter insabbiare l’isola e tutto ciò che la riguarda. Vi è un unico problema irrisolto: tra la partenza degli Oceanic Six e la morte di John Locke passano 3 anni.
Gli avvenimenti avvenuti in questi 3 anni vengono svelati tutti in questa nuova stagione, una stagione particolare che si snoda su due piani temporali e spaziali diversi: da una parte gli Oceanic Six che, come sappiamo, hanno come primo obiettivo quello di tornare indietro (come sappiamo dal memorabile “We have to go back” urlato da Jack a Kate alla fine della terza stagione) per salvare sia i naufraghi rimasti che l’isola; dall’altra questi ultimi devono fare i conti con un continuo spostamento spazio-temporale dell’isola causato dal movimento della ruota che Ben ha spostato alla fine della stagione precedente.
Arrivati a metà stagione gli autori decidono quindi di svelarci ciò che è accaduto durante l’assenza di Jack, Kate, Ben e gli altri sopravvissuti tornati sulla terraferma. La vera svolta della quinta stagione avviene a questo punto, quando la genialità della serie prende il sopravvento sull’irrealtà che si mostra ai nostri occhi.

Il punto focale della stagione è la possibilità o meno dei naufraghi di poter cambiare gli avvenimenti passati in modo da influenzare quelli futuri, o addirittura annullare alcuni eventi accaduti, uno su tutti l’incidente che ha causato la caduta dell’aereo all’inizio della serie. Sembra sempre più improbabile, però, che gli sforzi servano a qualcosa, o almeno questo è quello che sembra agli occhi dei protagonisti: è a questo punto che entra in gioco la scienza, lo studio che per anni è stato portato avanti da un personaggio tanto ambiguo quanto affascinante qual è Daniel Faraday, che ci introduce per primo a questa quinta stagione, aprendo la prima puntata con una scena spiazzante, come ormai da tradizione in Lost. E la discussione che viene portata avanti dalla prima stagione si ripropone ancora una volta: la verità sta nella scienza o nella fede, o ancora può essere trovata in una via di mezzo?.
Appare chiaro, anche verso il termine di stagione, come nel corso di questi anni anche le personalità dei personaggi si siano evolute insieme alla storia stessa, ed anche questa è una delle peculiarità di Lost: se è vero, come hanno affermato molti celebri personaggi della letteratura, che “solo gli stupidi non cambiano mai opinione”, allora è chiaro che ci troviamo di fronte a protagonisti tutt’altro che stupidi. In particolar modo, i personaggi che nella prima stagione lottavano per i propri ideali, Jack e Locke, sembrano ora di opinioni totalmente diverse e anzi potremmo quasi azzardare che l’uno abbia preso idealmente il posto dell’altro: l’uomo di scienza è diventato l’uomo di fede.
Altro tema fondamentale della stagione, che viene però toccato per la maggior parte solo nell’episodio conclusivo, è quello della contrapposizione tra il bene e il male. Senza andare ad analizzare i singoli eventi, che porterebbero ad un’eccessiva trattazione di argomenti che ai lettori potrebbero essere oscuri, si può notare che sin dai primissimi episodi gli autori hanno dato una certa importanza al tema che fino a questo momento non appariva però così lampante: basti pensare alle parole di Locke mentre spiega il backgammon a Walt, dicendo che i pezzi del gioco rappresentavano uno la luce e l’altro il buio. Delle parole all’apparenza semplici e senza un significato profondo ma che oggi alla luce di ciò che ci viene svelato fanno risaltare ancora di più il valore di una serie già di per sé splendida, e capace di far ricredere anche gli scettici pronti a criticare alcune scelte degli autori imputandole alla mancanza di idee. Il finale di stagione lascia come sempre molti spiragli, lasciandoci senza una precisa idea di quello che ci potrebbe aspettare durante l’ultima stagione, sicuramente una delle più attese degli ultimi anni e che si preannuncia già da ora una perla che, nel bene o nel male, resterà per sempre nella storia dei serial tv, anche grazie a tutto ciò che la serie nel suo complesso è stata capace di regalare.


Titolo: Lost
Genere: drammatico, avventura, fantascienza
Episodi: 16
Durata episodi: 40 minuti
Trasmissione italiana: Fox Italia (Sky)