E questa difficoltà i due autori l’hanno verificata sulla propria pelle nella prémière di questa stagione, pur senza sbandare troppo: alla fine di una seconda stagione, a cui BBC non sa se farà proseguire una terza, possiamo affermare che la sicurezza con cui i due mattatori centrano il bersaglio non è la stessa con cui hanno saputo gestire la costruzione e il viavai di caratteri.
Come intuibile dal primo episodio, l’arco narrativo gira intorno al maledetto medaglione che non solo attira il losco poliziotto di cui abbiamo già parlato, ma anche un improbabile servizio segreto comandato da una grandiosa Ma’am Andrews interpretata da Imelda Staunton (la Umbridge della serie di Harry Potter) e un giocattolaio nazista. Cosa si nasconde dietro a tutto questo? Nel frattempo, madre e figlio Sowerbutts, killer imparentati, devono affrontare un lato della morte che non avevano previsto.
Il rischio confusione per una mole così enorme di personaggi primari non è sconfitto, anzi, pare che gli autori ci sguazzino e più che architettare un congegno narrativo in cui far funzionare i personaggi, preferiscono usarli per creare gag, situazioni paradossali e colpi di scena folli, a volte anche riusciti.
Infatti più che rendervi conto delle evoluzioni (involuzioni?) della trama che sono difficili da seguire (ci sono trapianti e commercio d’organi, nani telecinetici, truccatrici psicolabili come Kathy Bates in Misery non deve morire, bibliotecari che sono grandi matematici ed eserciti nazisti da ricomporre ), vi diremo che il cuore dell’intreccio è in una testa crio-conservata che, come in Futurama, può essere portata in vita grazie alle formule elaborata dal bibliotecario. E manco a dirlo, la testa è di un gerarca nazista che vorrebbe far tornare il reich a dominare sulla Terra. Fragile è dir poco, ma anche coerente con lo spirito delirante della serie; e chissà che la formula risorgente non possa essere lo spunto per una terza serie, per poter resuscitare i molti personaggi morti.
Il rischio confusione per una mole così enorme di personaggi primari non è sconfitto, anzi, pare che gli autori ci sguazzino e più che architettare un congegno narrativo in cui far funzionare i personaggi, preferiscono usarli per creare gag, situazioni paradossali e colpi di scena folli, a volte anche riusciti.
Infatti più che rendervi conto delle evoluzioni (involuzioni?) della trama che sono difficili da seguire (ci sono trapianti e commercio d’organi, nani telecinetici, truccatrici psicolabili come Kathy Bates in Misery non deve morire, bibliotecari che sono grandi matematici ed eserciti nazisti da ricomporre ), vi diremo che il cuore dell’intreccio è in una testa crio-conservata che, come in Futurama, può essere portata in vita grazie alle formule elaborata dal bibliotecario. E manco a dirlo, la testa è di un gerarca nazista che vorrebbe far tornare il reich a dominare sulla Terra. Fragile è dir poco, ma anche coerente con lo spirito delirante della serie; e chissà che la formula risorgente non possa essere lo spunto per una terza serie, per poter resuscitare i molti personaggi morti.
Così, nella frammentazione estrema e poco pensata dell’intreccio, finisce che la parte migliore di questo ciclo stia fuori dall’intreccio principale, ossia nel rapporto tra David e Maureen Sowerbutts, i due assassini legati da un buffo complesso d’Edipo, i personaggi più loschi, squallidi, funerei della serie che invece sono il lato luminoso ed emozionante del racconto: mentre devono portare a termine un incarico, David scopre che la madre è malata di cancro e insieme cercano di affrontare la vicinanza con quella morte che ha sempre dato loro da mangiare e “divertirsi”. E dopo la morte di Maureen, David trova qualcosa di simile all’amore nella figlia del loro obiettivo (l’irriconoscibile Sarah Solemani di Him & Her).
Difficile perciò fare un consuntivo compatto della stagione: alle idee folgoranti, ai personaggi azzeccati e che sanno crescere col tempo, alle gag esilaranti (la straordinaria Tina Turner di Maureen) si contrappongono sceneggiature che a tratti sembrano raffazzonati, caratteri volatili, risvolti pretestuosi e vuoti. La regia di Matt Lipsey è una garanzia per quello che riguarda il gioco sui generi e i toni: questo e l’affetto per i personaggi ci porta alla fine a dare un voto positivo a Psychoville 2^ serie (come dicono gli inglesi).
Anche perchè, come si sottolineava nella recensione della prémière, il cast è sempre ad alti livelli: detto della maestosità di Staunton e della versatilità estrema di Pemberton e Shearsmith (altro che Eddie Murphy), la perfezione di molti dei comprimari è l’emblema stesso del professionismo artistico della BBC – e della tv inglese in generale – e il motivo principale per cui chiediamo ufficialmente alla rete inglese di dare un seguito a questo show a suo modo imperdibile.
Difficile perciò fare un consuntivo compatto della stagione: alle idee folgoranti, ai personaggi azzeccati e che sanno crescere col tempo, alle gag esilaranti (la straordinaria Tina Turner di Maureen) si contrappongono sceneggiature che a tratti sembrano raffazzonati, caratteri volatili, risvolti pretestuosi e vuoti. La regia di Matt Lipsey è una garanzia per quello che riguarda il gioco sui generi e i toni: questo e l’affetto per i personaggi ci porta alla fine a dare un voto positivo a Psychoville 2^ serie (come dicono gli inglesi).
Anche perchè, come si sottolineava nella recensione della prémière, il cast è sempre ad alti livelli: detto della maestosità di Staunton e della versatilità estrema di Pemberton e Shearsmith (altro che Eddie Murphy), la perfezione di molti dei comprimari è l’emblema stesso del professionismo artistico della BBC – e della tv inglese in generale – e il motivo principale per cui chiediamo ufficialmente alla rete inglese di dare un seguito a questo show a suo modo imperdibile.
Titolo: Psychoville
Genere: comedy, dark comedy, thriller psicologico, mistero
Episodi: 6
Durata episodi: 29 minuti
Trasmissione italiana: mai trasmessa