IL MIO AMICO NANUK (2014) - RECENSIONE

A Devon, una cittadina del Canada settentrionale, ai margini della banchisa artica, vive il giovane Luke, orfano di padre esploratore inghiottito dai ghiacci, con madre, ricercatrice affettuosa ma assente per lavoro. Una notte il ragazzo trova nel garage un orsacchiotto bianco di un paio di mesi ("interpretato" da un cucciolo nato in cattività in Cina), la cui madre è stata catturata e deportata in una zona lontana, per evitare altri incontri ravvicinati con l'umanità (lo scioglimento dei ghiacci spinge infatti gli orsi sempre più vicino ai centri abitati).
Luke vuole riunire questi affetti spezzati, vuole riportare il figlioletto al suo ambiente, alla sua mamma. Dopo qualche esitazione, carica il cucciolo su una motoslitta e si inoltra in un ambiente poco amichevole, andando incontro alle spiacevoli conseguenze nelle quali spesso incorre chi si avventuri nella Natura senza esserne all'altezza. Perché la forza degli elementi può spazzare via in un attimo anche l'esploratore più esperto, figurarsi un ragazzino entusiasta ed emotivo. Con l'aiuto di un amico di famiglia, una guida di origine inuit, Luke porterà a termine quello che considera il risarcimento necessario nei confronti di chi è stato spinto ai limiti della sopravvivenza dall'operato umano. Compirà anche il suo percorso di formazione, che consiste nel prendersi cura di qualcuno, proteggerlo e accompagnarlo verso la salvezza, diventando così adulto, quasi genitore. Chi mai cambierà, nella sua fiducia nei confronti di chi lo ha soccorso, sarà il tenero orsetto. Il film è la trasposizione del romanzo omonimo di Brando Quilici, famoso per aver prodotto e diretto oltre 100 documentari per reti televisive di tutto il mondo, tra cui National Geographic e Discovery Channel, che anche lo dirige.
Le riprese degli orsi selvaggi alle Svalbard sono state realizzate dal cameraman specializzato in regioni polari Doug Allan, scegliendo, in stile Disney, di mostrare solo il lato tenero dei candidi predatori, che sono in realtà aggressivi e feroci come tutti gli altri orsi. 

I temi ecologici qui vengono però appena accennati, perché il cuore della vicenda è il sentimento, il rapporto fra il ragazzino e il suo cucciolo d'orso, così come sfiorato è il tema della riconciliazione fra vari personaggi, ai quali la narrazione aggiunge qualche conflitto interno per vivacizzare l'azione. Che si concentra sulla fuga del protagonista per ricongiungere Nanuk alla madre, durante la quale sfiora gli altri abitanti dell'area, beluga e orche, foche e uccelli marini. Il mio amico Nanuk è una storia dalle meccaniche narrative elementari e prevedibili ma non per questo meno valide, soprattutto agli occhi del pubblico più giovane (riteniamo troppo cinici i pre-adolescenti di oggi), accompagnato senza sofferenze dal necessario adulto.