SHE'S FUNNY THAT WAY - TUTTO PUO' ACCADERE A BROADWAY (2014) - RECENSIONE

Prodotto da Wes Anderson e Noah Baumbach e presentato fuori concorso a Venezia 71, dopo diversi annunci e rinvii, approda finalmente nelle sale "Tutto può accadere a Broadway" (storpiatura indecorosa dell'originale "She's Funny That Way"), il ritorno al cinema del veterano Peter Bogdanovich.
Un regista teatrale, appena arrivato a New York per le prove del suo nuovo spettacolo, passa la notte con una briosa call girl che sogna di diventare attrice. Le promette una generosa somma di denaro affinché si dedichi esclusivamente alla sua passione e lei, prendendolo in parola, si presenta a un'audizione e ottiene una parte... nella commedia da lui diretta. La situazione si complica quando arriva in città anche la protagonista della pièce nonché moglie del regista, a sua volta corteggiata dal prim'attore della compagnia. Potrebbe bastare, invece pure il drammaturgo si invaghisce della giovane e decide quindi di lasciare la sua fidanzata, una dispotica terapista da cui è in cura la ragazza stessa. E che dire del buffo investigatore privato sulle sue tracce? E del giudice ottuagenario ossessionato d'amore? Come dichiara uno dei personaggi: "La confusione regna".
Siamo, com'è evidente, all'interno di un meccanismo a orologeria che inanella con garbo e spigliatezza battute e citazioni, gag e colpi di scena: un divertissement raffinatissimo che non ha paura di mostrare la sua natura squisitamente cinefila e metalinguistica. E non stupisce affatto se si considera il complesso dell'opera del suo autore.
Attore e regista teatrale, critico cinematografico sensibile alla politique des auteurs, cineasta colto e versatile, Peter Bogdanovich Ã¨ una delle personalità più complesse e sfaccettate del cinema americano contemporaneo. Classe 1939, ex-movie brats cresciuto nella scuderia di Roger Corman, negli anni ha fatto dell'omaggio critico ai miti e ai generi del cinema classico hollywoodiano la sua cifra stilistica, il tratto distintivo che lega una carriera ormai quarantennale.
Guardando questa pochade dal ritmo indiavolato in cui tutti nascondono un segreto e ne ignorano un altro, è impossibile non pensare alla caotica allegria di "Rumori fuori scena", agli irresistibili incroci di "... e tutti risero" e persino alla magica atmosfera, molto Broadway, dell'imperfetto "Alla fine arrivò l'amore".
Ma il modello di riferimento più congeniale sembra essere senza dubbio "Ma papà ti manda sola?", bizzarra ed eccentrica screwball comedy in cui una dozzina di personaggi, ognuno con la propria gustosissima storia, si rincorrono in una caotica giostra di furti, rapimenti, seduzioni, equivoci, rapine, imbrogli, inseguimenti. Attraversato dalla stessa vena di frizzante follia e anarchica gaiezza, "Tutto può accadere a Broadway" funziona allo stesso modo, grazie soprattutto a una sceneggiatura ferrea e divertentissima, che non conosce mai cadute né di ritmo né di gusto.
Uno script impeccabile, sorretto da un cast affiatatissimo e non meno brillante. Bogdanovich cesella ogni personaggio, pur secondario o di passaggio, con arguzia e precisione sottile, regalando a ciascuno un piccolo, esilarante momento di cinema puro (si pensi alla prostituta inebetita di Lucy Punch o alla casalinga coatta interpretata dalla sua musa ed ex-compagna di vita Cybill Sheperd). Nella folla dei molti attori, vale la pena citare almeno l'efficacissima e insolita prova di Jennifer Aniston, finalmente libera dalla sua maschera di America's Sweetheart e mai così convincente nei panni di questa psicologa nevrotica, arrogante e sboccata. La vera sorpresa è tuttavia Imogen Poots, venticinquenne inglese dalla voce profonda e l'espressione buffa, che con ammirevole abilità dà vita alla sua travolgente Izzy, ciclone di vitalità miracolosamente in bilico tra malizia e candore, scaltrezza e ingenuità, sfrontatezza e pudore. Una irresistibile commistione di cinismo e romanticismo, proprio come il film.