WOLF TOTEM - L'ULTIMO LUPO (2015) - RECENSIONE

Da Jean Jaques Annaud, regista di "Sette anni in Tibet" e "Il nome della rosa" arriva "L'ultimo lupo" il film sul romanzo più letto in Cina dopo il libretto rosso di Mao, Il totem del lupo di Jiang Rong. 
Il giovane protagonista è Chen Zhen, un ragazzo di Pechino con una buona istruzione alle spalle che viene inviato in Mongolia per insegnare parole e numeri ad una tribù nomade. 
Entra in contatto con una cultura molto diversa dalla sua, da cui però saprà imparare parecchio sulla libertà, il senso di comunione e soprattutto su una specie animale, ovvero il lupo.
Proprio quando il governo centrale cinese decise di eliminare i lupi dalla propria terra, Chen, decide di allevarne uno in cattività di nascosto dal resto della comunità del villaggio. Il contatto con questa creatura lo cambierà e lo porterà a fare diversi sacrifici al fine di perseverare con la decisione di crescere quell'animale che sembra minacciare le tribù autoctone. Il terrore che provocano nella gente del posto è dovuto al fatto che i branchi di lupi sono spesso a caccia dell'animale con cui i nomadi sopravvivono, le pecore.

Nel film è reso molto presente e forte l'elemento della steppa e delle distese tipiche della Mongolia dove il lupo si aggira padrone. Di grande impatto alcune inquadrature sulla natura e i suoi fenomeni a cui l'uomo non deve cercare di frapporsi, bensì il più delle volte deve cercare di tenersi in disparte e non provare a competere con essa. Di maestosa brutalità la scena in cui una mandria di cavalli guidati da un membro del villaggio si addentra in un lago ghiacciato dal quale il numeroso insieme di animali non sarà in grado di uscire in vita. 
Un film coraggioso e costruito sulla base di un connubio di produzioni inconsueto, ovvero Cina e Francia, gli unici due paesi dove il film ha per ora la possibilità di essere distribuito, assieme all'Italia dove dopo il flop di "Sa Majeste Minor" (2007), la Notorius decide di distribuire questo film.
Ci sono voluti tre anni solo per la preparazione della prima scena, l'addestratore di lupi canadese Andrew Simpson ha iniziato a lavorare con i sedici lupi del film nel 2005 per arrivare alle riprese con una decina di lupi in grado di "recitare". Il film essendo il protagonista un giovane di Pechino che si converte al mondo nomade delle tribù, va a mettere in discussione la Cina di oggi essendo questa in debito nei confronti dell'ambiente a causa della noncuranza degli effetti dell'inquinamento che produce. Il film sarà disponibile nelle sale anche in 3D.