E che siano proprio i tre nuovi arrivati a far saltare il banco definitivamente in uno scenario già di per sé pronto a esplodere? Magari si, l’unica cosa che sappiamo è che un altro ragazzo è sparito e nessuno sa (o dice di non sapere?) che cosa ci sia dietro.
Così come la prima stagione di Élite partiva con il conto alla rovescia dall’assassinio di Marina per poi andare a ritroso nei giorni che hanno preceduto il drammatico evento, anche questa seconda decide di usare la stessa soluzione temporale per raccontare i fatti che hanno preceduto, questa volta, la sparizione di uno dei ragazzi. Vengono riproposti gli interrogatori singoli dei protagonisti con la solita ispettrice e molto spesso vengono adottati nel montaggio gli stessi salti temporali per chiudere o aprire gli episodi o semplicemente per adottare il punto di vista di un solo personaggio sugli eventi futuri. Insomma, delle soluzioni narrative che nulla aggiungono alla concezione della serie.
Perché, di fatto, la seconda stagione di Élite è ideata non tanto per chi ha amato la struttura della prima stagione, ma per chi ne ha amato i personaggi e gli argomenti trattati.
Questa costellazione di sedicenni che si comportano come adulti e come se il mondo dovesse crollare loro addosso da un momento all’altro, continuano le loro odissee personali e di gruppo nello stesso modo in cui si sono interrotte al termine della stagione precedente. Sfociando tanto nel mondo di Gossip Girl da far perdere addirittura di vista la vicenda fondante della serie.
Gli ideatori hanno probabilmente capito come non fosse tanto intelligente puntare sull’idea del giallo, quanto sulle vicende sentimentali e personali dei protagonisti, mirando sempre allo scandalo e allo svisceramento dei vecchi temi trattati, come la differenza di classi sociali, la vera importanza della ricchezza, i segreti dietro famiglie perfette, l’amore non corrisposto, le differenze razziali e la libertà dell’identità sessuale.
Si tenta di andare oltre solo in alcuni casi, quando, spostando il focus sulle indagini di Samu, si rientra nella dimensione di thriller e giallo; ma solo per pochi momenti, perché basta tornare al personaggio di Polo per rientrare nel teen drama, in realtà più teen che drama. In sostanza Élite riparte dal percorso narrativo creato intorno alla morte di Marina, ma solo come pretesto, perché si concentra sempre di più sull’aspetto “rosa” delle vicende dei protagonisti.
Gli ideatori hanno probabilmente capito come non fosse tanto intelligente puntare sull’idea del giallo, quanto sulle vicende sentimentali e personali dei protagonisti, mirando sempre allo scandalo e allo svisceramento dei vecchi temi trattati, come la differenza di classi sociali, la vera importanza della ricchezza, i segreti dietro famiglie perfette, l’amore non corrisposto, le differenze razziali e la libertà dell’identità sessuale.
Si tenta di andare oltre solo in alcuni casi, quando, spostando il focus sulle indagini di Samu, si rientra nella dimensione di thriller e giallo; ma solo per pochi momenti, perché basta tornare al personaggio di Polo per rientrare nel teen drama, in realtà più teen che drama. In sostanza Élite riparte dal percorso narrativo creato intorno alla morte di Marina, ma solo come pretesto, perché si concentra sempre di più sull’aspetto “rosa” delle vicende dei protagonisti.
Per dei personaggi che entrano, come quelli di Rebeca, Valerio e Cayetana, e altri che diventano sempre più importanti, ci sono alcuni che “escono”, per così dire, dal centro dell’azione. Parliamo soprattutto, e per motivi intuibili, dei due volti de La Casa di Carta, Nano e Christian, presenti solo parzialmente in una stagione che, tagliando ancora di più i ponti con la dimensione “investigativa” della storia, non sa più che farsene dei loro personaggi. Dunque, invece di cercare di far evolvere i loro ruoli, decide di accantonarli. Attenzione, qui non si parla in termini di minutaggio nella stagione, ma esclusivamente della scrittura riservata ai personaggi nella vicenda.
In questa lenta e inesorabile trasformazione in La vita segreta di una teenager americana, Élite continua comunque a funzionare, migliorando nella messa in scena (sia dal punto di vista di regia e fotografia), anche se gli slowmotion sono un tantino troppi, e continuando con una scrittura che garantisce il binge watching di tutti gli spettatori che vogliono staccare il cervello e lasciarsi trasportare. Peccato che non ci siano grandi novità da segnalare: anche le 3 new entry vengono quasi subito inghiottite dal trend generale e, tolto qualche sussulto, non portano nulla di veramente nuovo al panorama della serie spagnola.
Concludendo, Élite continua a funzionare, ma per non rischiare non esce dal seminato della prima stagione, decidendo di virare maggiormente nella linea narrativa meno impegnativa. Sarà da capire quanto avrà ancora senso in seguito.
Concludendo, Élite continua a funzionare, ma per non rischiare non esce dal seminato della prima stagione, decidendo di virare maggiormente nella linea narrativa meno impegnativa. Sarà da capire quanto avrà ancora senso in seguito.
Titolo: Elite
Genere: dramma adolescenziale, thriller
Episodi: 8
Durata episodi: 47-56 minuti
Trasmissione italiana: Netflix