EQUINOX - Stagione 1 - RECENSIONE

Equinox è una nuova serie arrivata dalla Danimarca, come le già note The Rain e Ragnarok, quasi in sordina in streaming su Netflix dal 30 dicembre, perfetta per chiudere con qualche brivido il 2020. È una storia al femminile, che racconta la storia di due sorelle legate da una misteriosa scomparsa, da una serie di incubi e da un mondo ancestrale e misterioso che, piano piano, si svelerà alla protagonista. È una classica storia di detection, di investigazione, sotto alla quale scorre, come un fiume sotterraneo, una storia soprannaturale, tra il fantastico e l'horror, e ancora più in profondità, un magma di incubi e visioni.
Astrid è una bambina di 9 anni. È mattina, e sta aspettando con ansia l'arrivo di un carro. È quello della classe di studenti che si sono appena diplomati. Tra loro c'è sua sorella Ida. Mentre tutti festeggiano, lei è triste, pensierosa. Ma, proprio in quella giornata, Ida e la sua classe svaniscono inspiegabilmente senza lasciare traccia. È il 1999. Nel 2020 ritroviamo Astrid, ormai adulta: ha una bambina, Vera, un marito dal quale si è separata, e lavora come giornalista in una radio, per la quale cura un programma notturno. Proprio durante una diretta riceve una telefonata: è Jakob, uno dei compagni di scuola di sua sorella Ida. Astrid allora decide di scoprire cos'è successo a sua sorella e alla classe. E di provare a capire il significato di quegli incubi che, da bambina, l'hanno tormentata per anni, e come tutta quella storia la riguardi in un modo che non avrebbe mai immaginato.

Equinox è una serie che arriva dalla Danimarca, terra che negli anni ci ha regalato molto grande cinema, e in questa nuova era sta dicendo la sua anche in fatto di serie televisive, pensiamo a The Rain, disponibile su Netflix dal 2018, e a Ragnarok, arrivata nel 2020. Equinox colpisce subito per la sua atmosfera. Si muove essenzialmente in tre dimensioni: il presente, il passato e l'onirico. Da un lato vive di immagini essenziali, pulite, di una fotografia dai toni spenti e omogenei, nel presente, e leggermente più luminosi per la prima parte della storia ambientata nel passato. Ma è nelle sequenze oniriche che trova una sua chiave particolare, in quella nebbia arancione che è uno degli elementi che caratterizza l'incubo e in cui l'immagine si fa sfocata, fumosa, indefinita, magmatica.
E' una serie che conquista da subito e incuriosisce. È un'opera che può essere vista come un unico film di quattro ore e mezza (sono 6 episodi da 45 minuti), autoconclusiva. Una serie perfetta da binge watching per le ultime ore dell'anno o per l'inizio del nuovo. È un prodotto che punta molto sul racconto, e sul suo progredire. Non fa leva sullo spavento fine a se stesso, o sull'horror ad effetto, ma su una sottile, costante, diffusa inquietudine che accompagna i personaggi e si insinua nello spettatore. È, a suo modo, una serie ipnotica, sospesa, avvolgente, accompagnata da un senso di mestizia, di nostalgia mista a dolcezza per un passato che, da felice, è diventato tragico. E per una ragazza che non tornerà più.
Quella ragazza bionda dallo sguardo triste che, dalle prime sequenze, abbiamo visto su quel carro, è Ida. Mentre la storia viaggia indietro nel tempo per farci capire cosa le sia successo, il nostro sguardo la accompagna con rimpianto, come quello con cui guardavamo Laura Palmer e tutte le altre ragazze perdute del cinema e della serialità. A prestare il volto a Ida è Karoline Hamm, attrice danese, una dolcezza particolare nel volto e un'incredibile somiglianza con Michelle Williams. Ma la protagonista assoluta di Equinox è Danica Curcic, attrice danese nata in Serbia, i tratti del volto più duri, l'espressione dolente e caparbia allo stesso tempo: l'anima della serie e lei e gran parte del racconto poggia sulle sue spalle.

È intorno a lei che un mondo che ci sembrava il più possibile ordinario, quotidiano, banale, muta gradualmente per diventare un ambiente inquietante e minaccioso. Mentre la vicenda che riviviamo in flashback si sposta dalla grigia città al verde della natura selvaggia, su un'isola deserta, tra i boschi, secondo il topos narrativo tipico degli horror del gruppo di giovani che si caccia consapevolmente nei guai, viviamo quella che è una storia molto particolare. È una storia che vive su riti pagani e ancestrali, antiche credenze panteistiche legate al cambio delle stagioni (i solstizi e gli equinozi, che danno il titolo all'opera), ad antichi simboli e al significato tutto particolare che hanno i numeri.
Proprio rappresentando questi rituali la serie danese riesce a raggiungere dei livelli molto alti a livello di impatto visivo, con immagini davvero potenti e difficili da dimenticare. I creatori di Equinox si sono ispirati al mito di Eostre, una divinità germanica che rappresenta il rinnovarsi della vita, e quindi è legata alla primavera, alla fertilità e alla lepre, per la rapidità con cui si riproduce. Dai vari popoli anglosassoni e nordici la dea viene chiamata in diversi modi, tra cui Ostara, che è la figura al centro della serie. Che dimostra ancora una volta la strategia "glocal" di Netflix, quella di scegliere di produrre storie dalla forte connotazione locale dei paesi in cui nascono, ma che abbiano una loro universalità, in grado di funzionare in tutti i paesi del mondo in cui sono distribuite. In questo senso, Equinox funziona sia a livello tecnico e artistico, essendo al livello delle migliori serie internazionali, sia a livello di storia, raccontano il rapporto tra due sorelle, e anche quella diversità, che da alcuni potrebbe essere letta come disagio mentale, ma da altri può essere anche vista come un'altra cosa. Come un dono.


Titolo: Equinox
Genere: thriller, giallo, fantastico
Episodi: 10
Durata episodi: 41-53 minuti
Trasmissione italiana: Netflix