AFRICAN SAFARI (2013) - RECENSIONE

Un viaggio meraviglioso nel territorio africano, tra animali più o meno pericolosi. Due ricercatori fotografici si inoltrano nel mezzo della zona divisa tra varie nazioni, ci raccontano della piaga del bracconaggio e degli sforzi per preservare un paradiso del nostro pianeta.
Appena saputo dell'uscita di African Safari, subito mi sono posta una domanda: a chi faranno commentare il documentario?. Lui, il sempre più prezzemolino Pino Insegno, una voce perfetta per discorsi serissimi. Uno dei più bei documentari mai realizzati, se non l'avete ancora visto: fatelo!. Una serietà immensa, usando le migliori tecniche di ripresa moderne (anche notturna).

Come se fossimo seduti direttamente sul sedile posteriore della loro attrezzatissima jeep, due ricercatori cresciuti amando la natura ci prendono per mano e ci portano lungo territori selvaggi, ammireremo le cascate Vittoria, le foreste, i deserti, la Namibia fino alle falde del Kilimangiaro.
I paesaggi si alternano sempre diversi, vorremmo viaggiare oltre per entrare a far parte di questa meraviglia, per accarezzare elefanti, criniere di leoni e sentire la brezza del vento.
Il film non si limita ad essere un semplice quadro di riprese, consegna ogni momento un messaggio importante, siamo noi con la nostra politica di crescita demografica ad essere il pericolo numero uno di questi paradisi. Con il bracconaggio, si uccide per avere avorio: l'uomo risulta essere come sempre arbitro dei giochi di natura, i governi, anche per avere turismo, si operano per evitare il collasso delle zone, volontari e maestranze cercano di sorvegliare al meglio, ma decisamente le prospettive future sembrano tutt'altro che rosee.