PIRANHA 3DD (2012) - RECENSIONE

Sebbene Lo squalo di Steven Spielberg, nel lontano 1975, abbia aperto la strada a quel sottogenere del filone eco-vengeance che, costituito da prodotti cinematografici incentrati sull'essere umano attaccato da creature acquatiche, è stato denominato "jawsploitation" dagli appassionati, lo schermo, da allora, non si è popolato soltanto dei tre sequel e delle innumerevoli imitazioni del capolavoro firmato dal futuro autore di Jurassic park, ma ha avuto modo di proporci anche piovre, barracuda e piranha.
Già nel 1978, infatti, Joe Dante realizzò quel Piranha che, emulato l'anno successivo dal nostro Antonio Margheriti tramite Killer fish - Agguato sul fondo, è stato seguito prima da Piraña paura di James Cameron del 1981, poi, nel 1995, dal remake televisivo di Scott P. Levy Piranha - La morte viene dall'acqua.
Remake televisivo dopo cui abbiamo dovuto attendere quindici anni per rivedere su pellicola i "mostriciattoli" d'acqua dolce, protagonisti di quel Piranha 3D di Alexandre Aja che, nonostante il titolo, si distaccò del tutto dal plot dell'originale dantiano, in quanto i voracissimi pesciolini non erano più quelli del papà dei Gremlins, mutati geneticamente dall'esercito per scopi bellici, ma divennero grossi e preistorici, perché liberatisi dai fondali di Lake Victoria a causa di una scossa tellurica.
Quindi, ricorrendo a un pretesto naturalista al posto della metafora anti-militare, una tanto sanguinolenta quanto divertente operazione tridimensionale di pura exploitation che, conChristopher Lloyd nei panni di una sorta di scienziato pazzo in evidente aria di omaggio al suo Doc della trilogia Ritorno al futuro, sfruttava le falliche bestie per scagliarle contro i bagnanti impegnati a godersi la settimana di sole delle "vacanze di primavera"; lasciando intravedere, in mezzo ad abbondanza di tette al vento e un pene mozzato galleggiante, la tipica morale proto-slasher che vuole ucciso chiunque non riesca a tenersi lontano da vizi e peccati.
Tanto sanguinolenta quanto divertente operazione tridimensionale che, in un'epoca caratterizzata da una settima arte sempre più povera di idee originali e in preda al continuo recupero di soggetti già trasformati in film, non poteva fare a meno di generare questo secondo episodio, non più diretto da Aja, ma dal John Gulager responsabile dei tre Feast.
Secondo episodio che, con il Gary Busey di Point break presente in un cameo e la Danielle Panabaker del La città verrà distrutta all'alba 2010 nella parte della giovane protagonista Maddy, riparte dodici mesi dopo il massacro del Lake Victoria, ormai posto fantasma, per spostare l'ambientazione nelle piscine di un parco acquatico destinato, ovviamente, a trasformarsi nel teatro della nuova mattanza.
E, mentre dal lungometraggio precedente, oltre al già citato Lloyd, viene recuperato anche Ving"Pulp fiction"Rhames, ora fornito di protesi al titanio - al posto degli arti inferiori - tramite le quali spara come la Rose McGowan del rodrigueziano Planet terror, al cast si aggiungono, tra gli altri, David"Ghost movie"Koechner nel ruolo dell'insopportabile patrigno di Maddy e David Hasselhoff in quello di se stesso, convocato per fare da bagnino alla Baywatch durante la bagnatissima festa e impegnato a sfornare una forte carica di autoironia.
Ulteriormente complici un'esplosione provocata dalla flatulenza emessa da una carcassa bovina (!!!) e il fatto che il 3DD del titolo faccia riferimento alla taglia di reggiseno per donne piuttosto pettorute, risulta immediatamente chiaro, quindi, che la spruzzata di humour che aveva provveduto ad "alleggerire" il violentissimo clima del film di Aja finisca qui per toccare picchi quasi (???) demenziali.
Non a caso, man mano che l'oltre ora e venti di visione assume in un certo senso i connotati di un Venerdì 13con i piranha al posto dello squarta-adolescenti Jason Voorhees, non mancano un pesciolone infilato nell'ano di un grassone ed un altro interessato a interferire in maniera piuttosto assurda durante un rapporto sessuale consumato da una giovane coppia.
Ciò, però, non contribuisce altro che a far scadere dalle parti di in un poco difendibile trash un insieme che, tra pescioloni dentati e oggetti vari lanciati contro lo spettatore al fine di valorizzare la visione in tre dimensioni, tende a infiacchirsi nel corso della sua fase centrale, per poi riprendersi in parte attraverso il delirio splatter in piscina; infarcito come quello di Piranha 3D di incidenti proto-Final destination, ma decisamente meno memorabile.