Diretto da Brad Peyton (Viaggio nell’isola misteriosa), il film viaggia a un ritmo quasi estenuante: non c’è un minuto per respirare, il moto è frenetico e incessante e questo crea una narrazione incalzante, accrescendo la palpitazione nel pubblico in sala. Straordinari gli effetti speciali, accresciuti e potenziati da un 3D mai stato così utile alla causa scenica. Nel mezzo del natural distaster si rincorrono storie d’amore, amici ritrovati e relazioni complicate che danno anche un tocco di humor in diversi punti della pellicola.
Johnson sta diventando lentamente il nuovo re degli action movie, avendo il carisma e i muscoli che all’interno di questo tipo di trattazione non guastano mai, soprattutto se accentuati da magliette attillate. E poi, come se non bastasse, ecco lì la bandiera a stelle e strisce che non smette mai di sventolare e dare speranza a un popolo sventrato da una catastrofe senza precedenti.
Johnson sta diventando lentamente il nuovo re degli action movie, avendo il carisma e i muscoli che all’interno di questo tipo di trattazione non guastano mai, soprattutto se accentuati da magliette attillate. E poi, come se non bastasse, ecco lì la bandiera a stelle e strisce che non smette mai di sventolare e dare speranza a un popolo sventrato da una catastrofe senza precedenti.
La storia, di per se è molto asciutta e non lascia davvero a interpretazioni e qualsivoglia elucubrazioni proprio per rendere, di fatto, l’azione la vera protagonista della pellicola. Ray Gaines (Dwayne Johnson) è il miglior pilota di elicotteri della zona di San Andreas, ha partecipato a numerosi recuperi e azioni di soccorso centrando sempre il suo obiettivo finale: salvare le persone in pericolo. Ma quando la forza della natura sfoga la sua incontenibile rabbia, Ray dovrà cercare di riunire con sé i suoi affetti più cari: la ex moglie, convinta sostenitrice del divorzio, e sua figlia Blake (Alexandra Daddario) che ama suo padre più di ogni altra cosa al mondo. Riuscirà Ray a sostenere il peso della natura e soprattutto riuscirà a salvare altre vite evitando così l’estinzione della costa occidentale?
Le riprese del film, coadiuvato da un cast di alto livello (vedasi Alexandra Daddario e Paul Giamatti) il film dà il meglio di se quando i gradi del sisma aumentano incessantemente, mostrando crolli e distorsioni del terreno davvero emozionanti come non si vedevano da tempo. I problemi sorgono quando al calare del sisma cala anche l’attenzione verso le argomentazioni periferiche del film, troppo blande e a volte un po’ forzate. La qualità dei dialoghi non è sempre all’altezza delle aspettative e il doppiaggio italiano non rende pienamente onore al sonoro originale, punti che purtroppo penalizzano non poco il giudizio finale. San Andreas di Peyton ha però il merito essenziale di aver di fatto pensionato in maniera anticipata 2012 di Roland Emmerich, creando un film dove l’unica speranza per il genere umano si chiama unione e forza di volontà . Merita di essere comunque visto dato l’altissimo tasso di spettacolarità che terrà compagnia allo spettatore per tutti i 104 minuti di proiezione.
La voglia di vivere sarà più forte di madre natura?.