Da una difficoltà di gestione passiamo a questo punto ad una facilità di caduta del contenuto. In poche parole era molte semplice fare un film banale e senza senso. In tutto questo contorto e irto panorama Leonetti è riuscito a produrre una pellicola di indubbio valore giocando molto sulle paure pregresse dell’Evocazione e riuscendo pienamente a mantenere articolazioni rigide e scricchiolanti, tachicardia e diffuso pallore per tutta la durata del film.
La trama è nota quasi a tutti: Una normale famiglia viene a contatto con l’entità oscura che si cela “dietro” lo sguardo di porcellana di Annabelle (chiamata così perché lo spirito che la infestava era una bambina di nome Annabelle Higgins). È l’inizio di un vero e proprio incubo fatto di paure (quella dell’attrice Annabelle Wallis di perdere l’adorata figlia) e terrore (quello dell’intera famiglia Form che vede una pesante destabilizzazione interna e morale).
Gli attori calzano a pennello il ruolo della famiglia americana anni ’70 tutta casa e chiesa. Anche l’ambientazione è degna di essere sottolineata. Buono anche il montaggio di Tom Elkins con diversi spunti interessanti. La colonna sonora è diretta dall’ormai “garanzia del terrore” Joseph Bishara, capace come non pochi di crearesoundtrack spaventose e d’atmosfera inserendo jump scare di buon gusto. L’opera completa risulta più che apprezzabile, il tempo è gestito in maniera ottimale non suscitando mai noia, i dialoghi sono buoni e il doppiaggio non scende mai sotto la sufficienza.
Annabelle è il frutto di un progetto non solamente mosso dal marketing, ma fa parte di un più generale prototipo rivoluzionario nel genere horror. Insomma Wan, Leonetti e company continuano a sorprenderci. Ottimo.
Annabelle è il frutto di un progetto non solamente mosso dal marketing, ma fa parte di un più generale prototipo rivoluzionario nel genere horror. Insomma Wan, Leonetti e company continuano a sorprenderci. Ottimo.