Seppur in modo più fiabesco, anche in "Belle & Sebastien" il regista francese non rinuncia a descrivere il legame indissolubile che unisce l'essere umano alla montagna e alla natura. La montagna è protagonista indiscussa e attiva, non soltanto uno sfondo sul quale accadono gli eventi, è parte degli eventi. E' un ambiente conosciuto, familiare, che concede riparo e accoglienza ma che improvvisamente può farsi impervio e spietato.
La natura ci mostra la sua bellezza in modo sfacciatamente "naturale": piccoli animali riemergono dal letargo, il ronzio di un'ape che il surround trasforma nel transito di un jet, i colori della primavera che si perdono nella nebbia fitta; poi di nuovo la limpidezza di un lago, lo splendore dell'estate, che presto sfuma in una bellissima luce invernale catturata con maestria, picchi innevati, panoramiche sconfinate che rimpiccioliscono l'ardimento ma rinnovano la sfida. La fotografia di Guichard è il punto di forza del film, merito anche dell'ostinazione "documentaristica" di Vanier che, pur impiegando molto più tempo (e denaro) ha voluto girare il film in tre stagioni diverse e non rinunciare così all'autenticità della montagna.
La natura ci mostra la sua bellezza in modo sfacciatamente "naturale": piccoli animali riemergono dal letargo, il ronzio di un'ape che il surround trasforma nel transito di un jet, i colori della primavera che si perdono nella nebbia fitta; poi di nuovo la limpidezza di un lago, lo splendore dell'estate, che presto sfuma in una bellissima luce invernale catturata con maestria, picchi innevati, panoramiche sconfinate che rimpiccioliscono l'ardimento ma rinnovano la sfida. La fotografia di Guichard è il punto di forza del film, merito anche dell'ostinazione "documentaristica" di Vanier che, pur impiegando molto più tempo (e denaro) ha voluto girare il film in tre stagioni diverse e non rinunciare così all'autenticità della montagna.
Altro merito di Vanier è stato certamente coordinare le prove del cane (anch'esso ha sfilato sul red carpet di Roma) e del bambino di sette anni, scelto fra più di 2400 candidati. Il piccolo Félix Bossuet è presente in gran parte delle inquadrature e si dimostra ampiamente all'altezza del ruolo. Vero è che non siamo di fronte a una sceneggiatura complessa. I dialoghi sono pochi e semplici, la trama tratteggiata in modo sommario, riassumibile in qualche sequenza e un solo vero colpo di scena. Rispetto alle novelle di Cécile Aubry, che hanno ispirato sia la serie tv francese del 1965 (13 episodi in bianco e nero) che il cartone giapponese del 1981 (52 puntate), nel film di Vanier ci sono alcune differenze sostanziali. Ad esempio manca - da morire - l'ispettore della polizia Garcia, che è un po' come togliere l'omonimo sergente alla saga di Zorro, o privare Lupin di Zenigata. Anziché a inizio ‘900, Vanier ha preferito ambientare il film nel 1943, durante la seconda guerra mondiale, rimpiazzando l'ispettore con l'aitante tenente nazista. A conti fatti quest'ultimo si rivela una figura su cui il regista ha investito molto, e che probabilmente gli ha facilitato l'adattamento cinematografico, ma resta comunque una certa nostalgia per la malvagità goffa, a volte ridicola, del panciuto ispettore.
Oltre che privarsi della componente farsesca, Vanier non riesce a coinvolgere - e commuovere - quanto con un soggetto simile avrebbe potuto. Nonostante la meravigliosa fotografia e la bellezza dei due protagonisti, manca la forza che disinibisce le ghiandole lacrimali. Almeno le mie. Bisognerebbe chiedere ai bambini.
Resta un film da vedere, e adatto a tutti, da segnalare per la "parents guide" soltanto lo sparo che ferisce Belle, qualche primo piano sul ringhio dei lupi e lo sguardo ammiccante del tenente alla bella fornaia, che però non sfocia in niente di concreto. I nazisti s'intravedono appena, il tempo di segnalarne la presenza, accennarne il motivo e la storia torna a occuparsi di Belle e Sebastien. Quei due inseparabili, che continuerò ancora a ricordare cartoni animati.
Oltre che privarsi della componente farsesca, Vanier non riesce a coinvolgere - e commuovere - quanto con un soggetto simile avrebbe potuto. Nonostante la meravigliosa fotografia e la bellezza dei due protagonisti, manca la forza che disinibisce le ghiandole lacrimali. Almeno le mie. Bisognerebbe chiedere ai bambini.
Resta un film da vedere, e adatto a tutti, da segnalare per la "parents guide" soltanto lo sparo che ferisce Belle, qualche primo piano sul ringhio dei lupi e lo sguardo ammiccante del tenente alla bella fornaia, che però non sfocia in niente di concreto. I nazisti s'intravedono appena, il tempo di segnalarne la presenza, accennarne il motivo e la storia torna a occuparsi di Belle e Sebastien. Quei due inseparabili, che continuerò ancora a ricordare cartoni animati.