NEIGHBORS - CATTIVI VICINI (2014) - RECENSIONE

La commedia demenziale a stelle e strisce ci riprova. Questa volta a prendere il comando dietro alla macchina da presa è Nicholas Stoller sceneggiatore di pellicole mediocri e regista specializzato in commedie romantiche non particolarmente brillanti ("Non mi scaricare" e "5 anni di fidanzamento", quest'ultimo distribuito in Italia solo in home video). Stoller abbandona l'attore feticcio dei suoi primi lungometraggi Jason Segel per puntare tutto sulla comicità sguaiata di Seth Rogen, qua in coppia con l'ex idolo delle teenagers Zac Efron.

L'elementare canovaccio scritto dal duo O'Brien-Cohen poggia su una coppia innamoratissima con prole al seguito, minacciata dall'arrivo dei nuovi vicini, una caotica confraternita da college che fa dell'etica e della politica scorretta il loro cavallo da battaglia. Sarà l'inizio di una sgangherata guerriglia tra le due fazioni. Ma tra festini a base di droga, vendette preannunciate e una manciata di risate a denti stretti, "Cattivi vicini" non offre nulla di più della classica, esacerbata commedia demenziale americana, costretta a tenere corda all'unico target di riferimento (quello adolescenziale) che può ancora reggere il gioco di una major come la Universal Pictures.
In mezzo al gioco del "chi la fa l'aspetti", la coppia protagonista si chiede se sia abbastanza matura, se entrambi si siano già stufati di essere genitori. In effetti Mac (Rogen) è ancora un bambino e anche Kelly (Byrne) getta facilmente la maschera per concedersi ai rimpatri mondani. Dall'altro lato della scacchiera è invece Pete (Franco), il migliore amico dello svampito Teddy (Efron), a chiedersi se quello che stanno facendo può portare a qualcosa di produttivo e significativo nelle proprie vite. L'irresponsabilità diventa così il fulcro dal quale non solo la coppia ma anche la confraternita cercano di redimervi. E parzialmente ci riusciranno anche se in modo piuttosto banale e superficiale.
Stoller tiene testa al pubblico più giovane con una messa in scena agguerrita e psichedelica che rimanda più volte al videoclip e con una dose esagerata di citazioni, tanto care a Rogen, che spaziano dalle serie tv ("Il trono di spade" e il Walter White di Braking Bad) ai personaggi simbolo della Hollywood di ieri (Robert De Niro, Samuel L. Jackson) e di oggi (J.J. Abrams). Poco, pochissimo altro da segnalare.